E niente, i partiti tradizionali non sembrano capaci di voltare pagina e andare avanti aprendosi al futuro. Andiamo al voto tra intoccabili blindati. Senza emozioni. Non è un buon segno. Un panorama desolante. Non è un buon segno quando gli altri decidono per te. In questo csao i partiti che senza infamia e senza lode, ma soprattutto senza sorprese decidono chi manderanno a Roma a “rappresentarti”.  Un professore di economia? Un imprenditore che conosce sulla pelle il peso del fisco? Un giovane preparato che brilla per vedute e possa parlare ai coetanei? Una partita iva che possa spiegare l’inutilità del reddito garantito? Una donna, una madre con i suoi due figli e lo stipendio che non basta? Un docente che possa spiegare cosa non funziona in questa scuola? Un commerciante che conosce le paure di fine mese? Insomma uno della cosiddetta “società civile”? Manco a pensarci. I posti sono pochi e sono “cosa loro”. Hanno la palla, hanno il campo, hanno le reti. E si giocano la partita. Non resta che andare sugli spalti a tifare secondo convenienza. E la cosa certo non crea clima, non crea entusiasmo non avere “sorprese”. Sapere che è già tutto messo e “apparecchiato” a tavolino. Al cittadino non resta che ratificare con il voto. Certo, la libertà di votare e dunque scegliere resta. E va custodita con cura. Però, purtroppo, rileggendo un mio articolo del 30 luglio  – che fu molto letto e discusso – https://www.ekuonews.it/30/07/2022/il-ruggito-elezioni-chi-verra-eletto/  – devo constatare che, a distanza di un mese, all’atto pratico, D’Alfono, Fina, Pagano, Sospiri, Testa, Liris, Sigismondi, D’Eramo, Bagnai, Sottanelli. D’Alessando, sono tutti nella lista. E che le donne sarebbero state tutte al secondo posto anche. E’ brutto, molto brutto.  MOLTO BRUTTO aver scritto con mesi di anticipo che Teramo non avrebbe avuto suoi rappresentanti. E ancora più brutto il fatto che la cosa sembra non interessare. Anzi, non interessa. Prendo atto.

Certo significa aver capito come funziona il “rosatellum” (cosa che dai commenti capisco che non è chiaro ai più) ma soprattutto aver chiaro che se è ancora possibile scegliere il partito non è più possibile scegliere il candidato da premiare. Per cui battersi. E non mi piace. Vedere da semplice spettatore la partenza di una campagna dovrebbe creare curiosità. Voglia di partecipare. E invece ancora prima dei facili slogan ecco i soliti nomi scontati, i “professionisti” cui un posto sembra dovuto, con le loro facili promesse, i trabocchetti, i voltafaccia, i tradimenti, le tormentose cadute e gli incredibili nuovi accordi (e amicizie) che rinnegano quelli del giorno precedente. Eppure, volta per volta, i politici italiani sono scesi sempre più in basso nel livello di ciò che si può fare per vincere l’assalto alla diligenza che apre le porte “del potere”, che poi è un potere molto piccolo fuori dallo stipendio che è pari a un buon dirigente di qualsiasi buona azienda. Ma ora che mancano solo pochi giorni al voto possiamo vedere anche noi il capolavoro di fantasia e colore che i nostri maghi dell’intrattenimento politico sanno inventare per deliziare gli istinti primitivi degli elettori e l’impegno civico degli eletti. Oddio, a dire il vero l’impegno civico è solo un modo di dire, come tutti gli altri slogan piazzati sui simboli allo scopo di farsi notare spinti verso i maggiori traguardi del marketing “markettaro”.

Con che spirito affrontiamo noi, cittadini qualunque, il calor bianco di questa campagna elettorale che entusiasma solo i titolari dei simboli elettorali. Se li senti, loro hanno tutti ragione (come i bambini quando litigano), ma chi guarda da fuori capisce bene chi si cura dei nostri interessi e chi invece cura solo i propri.