“Altri giurarono. Spergiurarono. Che non era mai stato lì”. Mentre ascolto le prove di Venditti & De Gregori – che dovevano venire a Teramo e non a Chieti- mi viene in mente lui. Lui, Mauro, che non ha avuto mai bisogno di imprimere il marchio del ricatto indomito su ogni evento che chiede un palco e uno spazio per un evento in città. Lui che non ha mai avuto mai un fare mafioso, che lascia interdetti nella domanda: sta cosa è più vomitevole o ricattatorio. Che poi l’arma del ricatto, l’imporre il marchio dell’infamia indomita, è l’arma di chi non sa fare niente e per questo ha bisogno di far vedere che fa tutto. Credendosi furbo. Credendo che basti una foto per far dimenticare che i palchi, service, servizi non li pagano loro ma la collettività. Senza capire che questo pensiero è dominante su tutti coloro che devono, obtorto collo, sopportare l’alito cattivo dei corvacci dietro le spalle, tristi, arroganti, con l’aria goffa, che vogliono sparlare su tutto. Senza articolare l’italiano in modo corretto.
Lui della prima notte bianca. Lui il creativo. Lui che fu geniale . Lui che con cello moscio oggi sopporta l’insopportabile. Lui che nel giugno 2018 con il suo 12% non fece vincere Gatti al primo turno e fece perdere Gatti al secondo turno. I due non si sono mai piaciuti da ragazzini, figli di padri con dna diversi, dai tempi in cui Gianni Chiodi li faceva giocare nella stessa squadra. Ed era una squadra di buon livello. A parte Enric du Richelieu, scorretto da ragazzo, anima torva nel profondo, che non sapeva giocare, ma era utile per fare i falli e le cose che non andavano fatte.
La leggenda di Mauro Hood, originario della rocca, figlio di un uomo del popolo, figlio di un politico di grande razza, tanto geniale quanto fragile, affonda le radici da sempre più nel metaverso teramano che nella cultura popolare. Sempre un pò di puzzetta sotto il naso. E ci sta. Anche se viene da Civitel Rock’s. Il regno del vicerè Daniel Craigca, un tipo strano dalle camice assurde, mezzo cuoco e mezzo profeta, che parla indifferentemente di scrippelle e storia del territorio, simpatico a tratti, furbetto ma con quel fare che gli perdoni tutto, certamente in gamba, che dice sempre cose tipo “Come dice il mio amico Presidente bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. Ma lo dice mentre non c’entra niente o mentre protesta su tutto, tra cavatelli e porchetta. Poi però sale sul palco di una cosa vergognosa tipo “Virtù a luglio”, che è l’esatto opposto di quello che predica da anni, che è il contrario della cultura gastronomica di cui è portatore, che nega ciò che lui con eccelsa competenza dice tutto l’anno. Quando l’ho visto – mentre ero con una sua estimatrice e amica – ho detto: “ecco ora cominciano a volà gli schiaffatoni”. E invece, in una piazza vuota e desolata, con dei presupposti culturali corrotti e malati nel profondo, invece di menare le mani come tutti si sarebbero aspettati, sotto un sole cocente, in una piazza desolata, tutto sudato, eccolo che applaude un tipo che non conosce Teramo, che di Teramo e la sua cucina se ne frega, che è venuto solo a prende un gettone (che a settembre chiederemo di quanto) che palesemente non capisce cosa si stia dicendo. E applaude l’altro profeta, il compagno di Fidel ma a giorni alterni, il suo compare professore, che da quando gli hanno dato in mano un apparecchio, scopertosi poi un microfono, si è scordato gli scampi. Ma due super professionisti, belli e ricchi e famosi e amati come fanno a mettersi in coda di una cosa così. Passi pure per “un nuddu miscatu cu nnenti” ma due eccellenze possono prestarsi a fare la ruota di scorta, i tafazzi, dando credibilità a un nuddu miscatu cu nnenti ? Mica sarà veramente come dicono dei consiglieri comunali solo per fare una serata al Castello ? Questo è il modo in cui si fa “diffusione della cultura locale della sostenibilità economica ed ambientale”. Complimenti all’aria fritta. Sarà necessario tornarci appositamente.
Anche se la leggenda di Mauro Hood si è radicata in spazi ampi tra mandrie di pecore senza dignità, affamati di panini con la porchetta e scimmiette che nel quotidiano non vedono, non sentono e non vedono, cercatori di “piacir’” , “favor’” e “pusticjl’”, un popolo servo e senza palle, un gruppo “di centro” senza identità e senza dignità, che scambia i diritti per favori, i montatori a spese della comunità per leader, i ladruncoli per capibastone, gli antipatici e arroganti per candidati, gli incapaci per politici, con il suo savoir-faire e savoir parler è riuscito a rimanere due spanne sopra questa mandria di balordi. E con le sue belle frasi, che non significano niente ma sono affascinanti, da cui, si dice, venne tratto parte del libro “Bellavista”, è rimasto sempre a galla. Sempre due spanne sopra la media. Sempre riferimento. Certo, lo sappiamo, prima di qui poi di qua, qui quo qua, per poi passare a destra con i voti della sinistra, bim bum bam, abracadabra, rien ne va plus, les jeux sont faits. Senza che nessuno gli chiedesse conto. Ma giù il cappello all’intelligenza. Comunque sempre due spanne sopra la media. Sempre riferimento. Fino a quando non è sparito. Volatilizzato. Tanto che oggi alcuni dubitano che sia mai esistito. “Altri giurarono. Spergiurarono. Che non era mai stati lì.”
Ed ora? Che succederà ? Che farà ? Quel 12%, 3500 voti, ancora c’è ? E dove sta? Con quel 12% in più Gatti vincerà le elezioni il 28 maggio 2023, al primo turno. Con quel 12% al secondo turno invece D’Alberto -the lonely man in charge- vincerà al secondo. Poco non è. Ma quei voti ci sono ancora o sono finiti nel calderone con i 5000 voti, il 16% dei 5 stelle ? Dove balla oggi quel 12%.? Sarebbe in grado oggi Mauro di tornare in gara o, come mi disse telefonicamente alcuni mesi fa, è fuori dalla città e dai giochi, così senza colpo ferire, senza un sussulto, senza infamia e senza gloria ? Ma soprattutto la domanda è: le palle gli fumano ancora e ancora gli si rizza (per la politica per carità non entriamo nel drammatico) . O la domenica mattina, dopo il mare a Tortoreto, va tristemente a comprare la guida tv ?