A Teramo, in Piazza del Carmine si affaccia la Chiesa di S.Maria (Madonna) del Carmine, sede della Parrocchia di S.Maria a Bitetto, frutto di una ricostruzione, prolungatasi per quasi cinquant’anni a partire dal 1761, avvenuta in seguito alla sostituzione della precedente chiesa di Santa Croce, ceduta nel 1578 ai carmelitani. Sopra il portale c’è un affresco ben noto a tutti i teramani raffigurante la Madonna del Carmine e i santi. All’interno, a unica navata, si distingue per elevata realizzazione e qualità la statua di Madonna col Bambino della probabile bottega dello scultore ascolano Lazzaro Giosaffatti. Nella chiesa sono conservati anche un coro ligneo e un Crocifisso ligneo databili al Cinquecento.
Fino ad un recente passato quello della Madonna del Carmine, in città era uno dei culti più sentiti dalla comunità cristiana legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Carmelitani). Oggi passa quasi dimenticata la data del 16 luglio. E bello non è.
Il Monte Carmelo fu, fin dai tempi più remoti, assai famoso in Palestina. Su di esso si ritiravano uomini di santa vita – come il profeta Elia – per onorarvi la Vergine Madre di Dio. Ma quando la spada di Maometto assoggettò la Palestina, a stento alcuni riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle spelonche. Nel secolo XI, un pio sacerdote calabrese eresse sui ruderi di una cappella anteriore una chiesetta alla Vergine.
Un devoto della Vergine, Simone Stock, per onorare la Madre di Dio, si era dato ad austere discipline, rinnovando le mortificazioni dei primi eremiti. E quando, sul principio del XIII secolo, l’Ordine Carmelitano si estese in Inghilterra, Simone, attratto dalla devozione che i Carmelitani professavano a Maria, volle entrare nel loro Ordine. Accettato, chiese di vedere il Monte Carmelo, e così visitò a piedi nudi tutti i luoghi sacri della Palestina per sei anni. La notte del 16 luglio gli apparve la Vergine che, consegnandogli uno scapolare, gli disse con dolcezza: Figlio, prendi il segnale del mio amore. Simone, per soddisfare il desiderio della Regina del Cielo, con grande zelo propagò questa devozione, che si estese rapidamente. Anche numerosi Papi si ritennero onorati di appartenere alla milizia di Maria, e concessero molte indulgenze agli ascritti come la liberazione dal Purgatorio, per intercessione di Maria,
Lo scapolare deriva dal latino scapula ossia spalla e rappresenta oggi una parte significativa dell’abito religioso indossato dai monaci, caratterizzato da due grandi rettangoli di tessuto uniti da due strisce dello stesso tessuto che vengono posate sulle spalle e lasciano cadere i due rettangoli lungo la persona, una parte sulla schiena e una parte sul petto. In alcuni casi è possibile trovare anche la versione con il cappuccio. Questa tipologia è la versione originale indossata ancora oggi dalla maggior parte dei membri di diversi ordini religiosi, primi fra tutti i Carmelitani, i principali diffusori di questa devozione. Lo scapolare ha un significato importante, indica un rapporto di appartenenza alla Madonna, e da parte della Madonna indica il suo impegno a proteggerci e a soccorrerci nel momento del bisogno.
Ha un origine umile. Nell’Alto Medioevo i servi erano soliti indossare sopra la tunica, una corta casacca del colore che indicava il padrone. Si trattava di un segno di appartenenza ma anche una garanzia di protezione. Anche nella cavalleria era presente infatti, il cavaliere indossava sopra la sua armatura le insegne della dama alla quale dedicava le sue imprese.
Uno degli usi più tradizionali è quello fatto dai confratelli del Carmine, diffuso grazie a Simone Stock e che portano lo scapolare durante le processioni in onore alla Vergine del Monte Carmelo. Nel 1950 una bolla di Pio XII invitava ad utilizzare lo scapolare come arma di devozione mariana poichè era uno strumento accessibile a tutti i fedeli.
Ma nel corso del tempo si venne a creare uno scapolare sempre più compatto e pensato per i fedeli laici. In questo modo, il fedele poteva partecipare alla spiritualità del Carmelo e alle grandi grazie ad esso legate, come ad esempio il privilegio sabatino. Infatti, nella sua bolla chiamata Sabatina, papa Giovanni XXII affermò che chi avrebbe usato lo scapolare poteva essere liberato dalle pene del Purgatorio il sabato successivo alla sua morte e accedere alle porte del Paradiso.