Nel metaverso della città deserta, camicia azzurra sudata, due uomini si aggirano. Niente mare per loro quest’estate. Del resto a Teramo si voterà il 28 maggio 2023. Manca molto. Ma non moltissimo. Cosi nel poliverso teramano, è già sfida a chi è più bello tra i due competitor. Uno prova a mettere le pezze. L’altro a spiegare che è lui ma non è lui. Per il momento poche idee per la città. Tendente al niente. Ma ben confuse. L’unica certezza è che, invidioso di Paolo Giorgini lu giugglies’ che si fa la foto con la fica Raffaella Fico, dopo Arisa che Fico non è, dopo le piazze deserte delle sputtanate virtù, per raschiare il fondo bene bene, il pretigno proporrà un concorso di bellezza. E allora si che i nostri fotomodel, assoldato per poco l’ex fotografo dilettante che ritraeva il prode Valdo sulla schiazza di catrame, potranno esprimersi al meglio.
Il detentore del titolo, intanto corre a Pescara e in posa stravaccata alla Gianni Di Pietro, cerca di parlare con Di Maio che a Teramo conta almeno 4 voti. Poi corre a L’Aquila, poi dalla Madonna delle Grazie in processione stile Gaspari anni ’60, poi assaggia il piatto di virtù del 20 luglio pensato dal cuoco di fuori città, visto che a Teramo non cucina nessuno, ed è talmente sfinito da non avere tempo di chiedersi “Cosa penseranno i ristoratori della mia città“? E continua a correre sudato per recuperare il tempo perduto, con la povera signora Alessia che è più sudata di lui. Ore 8,00 primo caffè a San Nicolò. Ma è già in ritardo per un incontro a Forcella. Prova a parlargli un compassato, realizzativo ma lento, Giovanni Cavallari, splendida persona, l’unico che si deve essere accorto che sono in ritardo su tutto e che è tardi per tutto. Prova a fermarlo Maurizio Verna, che può piacere o non piacere (come tutti). A me piace anche se la bicicletta che mi spettava è stata data ad un altro perché gli uffici evidentemente non funzionano e di questo si che dovrebbe occuparsi il Sindaco. Verna ha delle idee sulla città, e un progetto per liberare il centro dalle auto. Giusto? Sbagliato? Almeno le mette in campo. E’ vivo e fa. Può sbagliare (come tutti) ma almeno ha delle idee. Ad avercene. Poi ha degli assessori che gli fanno perdere i voti tipo il simpatico Core ‘ngrato sempre gioviale ed allegro, amato da tutti, e Flopponi che, quando –a metà settembre- gli faranno il conto di quanto ha speso per la sua personale campagna elettorale, quando gli chiederanno, conti alla mano, quanto ha portato l’indomito al turismo teramano, quando daremo voce a ristoratori e albergatori e commercianti che mi fermano e mi chiamano, vedremo se la gente sarà contenta. Poi c’è Mauro Di Dalmazio che semplicemente non c’è. Perché tradito e inascoltato? Perché si è stancato di supportare la pochezza. O l’arroganza? O perché hanno trovato il modo per fargli fare pace con chi dai tempi delle partitelle con Chiodi a piazza sant’Anna in pace con lui non c’è stato mai? C’è l’avvocato Di Padova e Valdo che, finalmente in silenzio, fanno le cose che vanno fatte perché loro hanno scelto di farle, perché è questo che devono fare, perché questo è il loro compito, perché è questo che vuole la città: avere risposte. E soprattutto lo fanno senza sparare puttanate a raffica credendo che tutti siano stupidi. Ma basteranno per salvarlo?
Il competitor ufficiale tutto un altro stile. E’ più diretto. Niente foto. Niente social. Niente foto nelle processioni. Niente inseguimento a Di Maio o a D’Alfonso. Ore 18,00: puntuale eccolo che arriva in corso san Giorgio. E da quel momento su e giù a fare vasche in corso san Giorgio, tipo ragazzetto quattordicenne in calore e in cerca della f… Solo che lui non cerca più le tipe. Sempre che le abbia mai cercate (beat’ a ess)… io non lo so, sento solo i rumors. Ora cerca i voti. I programmi non contano, andiamo al sodo, lui è lui e tutti sanno chi è. Cosa vuole. Come è fatto. Come lavora. Dove vuole andare a parare. Camicia blu maniche lunghe anche a 38 gradi. Maglione a strisce grigie e blu panda, sempre lo stesso per essere individuato facilmente. Criniera nera luccicante copiata da Matthew McConaughey, che piace così tanto. Punta sulla bella presenza, e la gente lo trova e lo segue anche sulla scia che lascia nel suo fluire apparentemente casualesotto i portici il suo Eau De Parfum “Dior” Sauvage. Lo stessa di Johnny Depp. E’ casuale? Idee e programmi buttateli nel cesso. Chiacchiere. Contano i fatti. La strategia è chiara da un anno: nella famosa cena dello scampone, nel ristorante “Palmizio” di Alba Adriatica ha piazzato Ercole D’Annunzio nei Fratelli. Così ora sono suoi Fratelli. Ma Giorgina, birbantella, smorfiosetta cattivella, non è sua sorella. Ha recuperato Paolo il brutto facendolo sentire importante e utile. E’ bastato dirgli “vedi sei migliore di me, sei più alto”. Lui, messo da parte dai vecchi amici, si è commosso, ha pianto un po’, e dopo aver preso tutto quello che poteva prendere a sinistra, torna nella sua vera casa che è a destra. Anche ultradestra. Paolo il brutto gli è molto utile perché sa come sporcarsi le mani con la mediazione, l’arte del raggiungibile. Certo, così ha strappato il cuore dal petto di Giorgio Guevara. Ma non è detto. Mai dire mai. Vogliamo scommettere che Giorgione quando si sarà stancato di fare la spesa al discount, accortosi che con la De Micheli non ci fa neppure il brodo, altro che Regione… chi sa? Vogliamo scommettere che risentiremo il suo inno “Me lo hanno chiesto gli amici”. Poi c’è la Lega, l’unico partito che ha un consenso popolare certo e importante in città, con Pietro Quaresimale che è l’unico politico vero che ha i voti veri (4.000) in città, voti suoi, l’unico che che ha dimostrato di recente di saperli prendere e li sa gestire. E la Lega con Gatti non ha un amore particolare. Mai avuto. Diciamo che non lo vorrebbe candidato. Ma come ho scritto il mese scorso, raggiunta la pensione a fine estate si voterà, perché il centro destra ora è vincente, tra qualche mese bisognava vedere. E allora viva Battisti, “non vorrei ma se vuoi” il compromesso è dietro l’angolo, volente o nolente al candidato aquilano D’Eramo possono far comodo i voti di Gatti nel teramano.
Poi, come ho già scritto, ci sarà un terzo candidato. Un tecnico prestato alla politica che sa cosa serve alla città ed è in grado di ridare dignità e regole alla città. Chi sarà? Non si sa. Chi lo sa non lo può dire. Ma sarà di una lista civica di centro, presentato come “un cantiere aperto” per chi crede che questo sia il momento del coraggio e del riscatto, che si pone in alternativa al fritto misto che non porta a nulla, luogo delle scelte nette e delle persone per bene. E se i 350 candidati del competitor il 28 maggio 2023 non sbaraglieranno al primo turno il titolare temporaneo dello scranno più alto del consiglio comunale, la partita si riaprirà. Perché a Teramo si vince al centro.