TERAMO – “Nessuna porta chiusa arginerà la nostra rabbia”. Il Collettivo Malelingue di Teramo torna ad intervenire sul processo Ciarrocchi e, in particolare, sul suo rinvio a giudizio della settimana scorsa. “L’avvocato della difesa, Tommaso Navarra, ha richiesto che il processo si svolgesse a porte chiuse – informa il Collettivo –. Abbiamo affrontato sin da subito questa vicenda, solidarizzando con la ragazza che, nonostante abbia trovato il coraggio di denunciare, si è trovata a subire una seconda colpevolizzazione dalla comunità che ha subito empatizzato con il presunto aggressore. In continuità con le lotte delle compagne che, già negli anni ’70, avevano riconosciuto l’importanza di un processo pubblico, oggi noi ci sentiamo di ribadirne il valore e lo facciamo perché di fronte a questo tentativo di isolare nuovamente la vittima non possiamo restare a guardare in silenzio.  Sappiamo benissimo che una donna che denuncia compie un profondo atto di coraggio e abbiamo visto che la risposta collettiva è stata la mistificazione, l’ingiuria, la totale mancanza di ascolto”.

“Un processo a porte chiuse è l’ennesima dimostrazione che si ritiene più importante difendere la posizione dell’accusato, piuttosto che dare voce a chi, a prescindere da come andrà il processo, trova il coraggio di denunciare. È questa l’ennesima dimostrazione di un potere patriarcale che protegge se stesso e opprime la vittima ponendola in una posizione di isolamento e silenzio. Siamo stanch? di questa narrazione tossica della violenza, di questa cultura dello stupro che violenta ulteriormente. Nessun? viene lasciat? sol?. Nessuna porta chiusa potrà mai arginare la nostra rabbia! Ci siamo state, ci siamo, ci saremo”, conclude il Collettivo Malelingue.

foto: Uliano Lucas, “Manifestazione in sostegno di una giovane vittima di stupro, davanti al palazzo di giustizia, Verona”, 1976