TERAMO – Ecco, quando sono chiamato a parlare o a scrivere di Emilio Capaldi, probabilmente non riesco ad essere imparziale: ne apprezzo moltissimo l’essere uomo (lui è meno giovane del sottoscritto di appena 24 ore – ndr -) prima ancora che il professionista autentico qual è. Non dimenticherò mai come lasciò il Teramo Calcio, anzi come fu costretto a fare, da Direttore Generale con poteri di firma nell’era di Luciano Campitelli. Lavorò “alla Capaldi”, quindi bene, fino al 30 giugno 2019, data di scadenza di un contratto che avrebbe potuto auto-rinnovarsi, magari con un bel biennale… Ovviamente non lo fece!
E’ rimasto legato alla nostra città, come fosse la sua: Teramo è amata anche dalla sua signora e dai suoi due figli; per noi è un vero teramano d’azione che, non a caso, dopo aver chiuso infelicemente l’esperienza di Grosseto, è rientrato nel suo appartamento teramano, locato da tempo e che non ha mai lasciato.
Con lui, a tavola, non potevamo che parlare di calcio… biancorosso.
Alla luce di quel che narriamo quotidianamente, che idee hai maturato sul Teramo Calcio?
– Bisogna saper pazientemente aspettare il primo steep dalla Procura sperando in una soluzione positiva per Ciaccia e per il suo gruppo. Conseguentemente ne gioverebbe il Teramo Calcio in quanto Davide Ciaccia saprebbe perfettamente cosa fare per rispettare le scadenze federali e quello che ne seguirà.
Il silenzio imposto dalla Procura alla proprietà è un’azione assolutamente dovuta ma non ti sembra essere eccessiva?
– Il silenzio imposto può essere un atto dovuto, ma il gruppo Ciaccia è sempre proprietario del 60% della società e quando ha rimarcato pubblicamente alcune considerazioni, lo ha sicuramente fatto in buona fede ed avrà sicuramente pensato di dare più di una mano ad una società che ne aveva sicuramente bisogno.
Il Teramo, in una situazione pressoché analoga all’attuale e con la liquidità necessaria, potrebbe comunque andare avanti per la propria strada?
– Ad oggi, visti anche i tempi ristretti (22 giugno p.v.) la miglior soluzione è la continuità del Gruppo Ciaccia; magari si potrebbe anche cercare nel mentre di riuscire a coinvolgere il tessuto economico teramano, visto che il titolo sportivo è un patrimonio della città.
Che impressione hai ricavato dalla nuova proprietà fino a quando ha avuto modo di potersi esprimere anche pubblicamente?
– Ho sempre riconosciuto alla proprietà, a prescindere dagli interpreti che si sono succeduti, una logica societaria inoppugnabile ed un modo di porsi che ho apprezzato: l’umiltà nel dire e nel fare, soprattutto.
La salvezza del Teramo ti ha sorpreso? Quando ti rivedremo in pista?
– Pensavo sinceramente che il Teramo potesse centrare i playoff, comunque salvare la categoria è stato un buon risultato. Spero quanto prima di rimettermi in pista ma sono a Teramo da qualche giorno soltanto per salutare gli amici.
E se accadesse che proprio da Teramo…
– Prima o poi succederà, lo sento e lo spero: mi auguro non molto in là nel tempo.
Grazie direttore.