TERAMO – Prosegue con un appuntamento letterario la kermesse del XXX MaggioFest organizzato da Spazio Tre Teatro con la direzione artistica di Silvio Araclio. Martedì 24 maggio alle ore 18 presso l’Arca, in largo San Matteo a Teramo, per la rassegna ‘Maggio Libri’ Italo Moscati converserà con Maria Ida Gaeta su “Pier Paolo Pasolini. Vivere e sopravvivere”.

Italo Moscati, nato a Milano. Si sposta a Bologna dove a 17 anni entra in una redazione, prosegue gli studi. Collabora a grandi giornali “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “Repubblica”. Viene chiamato alla Rai per organizzare la ricerca nella tv, cinema, teatro. Scrive libri su Eduardo De Filippo, Strehler, Ronconi, Carmelo Bene. E testi per la scena con successo diretti da Ugo Gregoretti. Liliana Cavani lo chiama per scrivere film che hanno grande risonanza come “I cannibali”, “Al di là del bene e del male”, “Milarepa”, “Il portiere di notte”. Frequenta gli studi di cinema, a Cinecittà” e negli Studi di Hollywood. Tornato, dirige una serie dedicata al cinema: le grandi storie dei grandi divi sia stranieri che italiani per una lunga serie intitolata di grande successo intitolata “Stelle in fiamme”. Continua con le regie, si dedica alle storie di Fellini e di altri grandi registi, agli attori, tra cui “Via Veneto Set”; e alla storia con una lunga serie “Combat Film” sulla seconda guerra mondiale, che richiama un grande pubblico anche con le vendite delle puntate. Nello stesso periodo, anni dal ’90, diventa direttore di una rassegna dedicata al documentario italiano e straniero, il “Bizzarri”, tra i più’ stimati in Italia. Moscati in questa fase insegna cinema all’università di Teramo che seleziona insegnanti e studenti, continua la pubblicazione di libri su “Hitchcock”, “Vittorio De Sica -Ladri di biciclette e di cinema”, “Sergio Leone- Quando i fuorilegge diventano eroi”, “Non solo voce- Maria Callas”, “Ennio Morricone”. Ha ricevuto diversi riconoscimento, per le migliori sceneggiature e libro sulla Callas. L’ultimo suo film “1200 Km di bellezza” prodotto da Luce Cinecittà (2019) ha girato il mondo con grande successo.

PIER PAOLO E LE SUE RAGIONI NELL’ITALIA CONFUSA di Italo Moscati – “Come accade, mi si chiede perché Pier Paolo Pasolini. Rispondo semplicemente: perché non ho trovato in tanti anni una persona così. In questa breve lettera, libro, ho cercato in qualcosa che mancava, un uomo, una persona che compariva con regali tuttavia mai di natale e altri invisibili. Regali di sensibilità e sogni magari non sognati, raccontati. Pasolini scriveva libri e poesie. Questo era il suo vanto, la sua Speranza. Lo seguivo da lontano. Ero un ancora ragazzo, ma in realtà non lo ero più. Un giorno sono capitato, insieme a una signora bella e intelligente, in una chiesetta nel piccolo paese della famiglia Pasolini. Pier Paolo era  figlio di un militare chiuso nel suo mestiere. Nella chiesetta di Casarsa in mezzo alla campagna feci la “scoperta”. Scoprivo un gruppo di ragazzini  che aveva appena tolto lo sporco e il disordine da tutto. Gli scolari con il grembiule nero avevano lavorato agli ordini del maestro giovane in giacca e cravatta. Foto appese di  loro come in una mostra. Una scena che vive ancora là fra terra e pozze d’acqua. Le foto sono sempre là. Poi passò del tempo e a Bologna venni invitato a un incontro: persone fatte, eleganti più o meno, borghesia, intervenuta a un convegno  alle scelte che un festival aveva dedicato anni dopo a un incontro ufficiale, foto appese senza pose di mostra. Era una sfida al nulla, e invece sì, nella ovattata stanza qualcuno, un signore che presentò l’ ospite noto e prezioso alla stipata gente nel caldo delle giornata. Non sapevo perché ero lì, o meglio sapevo che l’ospite doveva introdurre un dibattito sul cinema, al prezioso mestiere che il maestro, il professore aveva scelto, lasciando la chiesetta. C’era attesa nell’aria. Un uomo cresciuto nel suo piccolo mondo come quello di tanti italiani, stava per parlare, nel silenzio fattosi intorno. Ecco, Pier Paolo, il sempre giovane maestro e calciatore di provincia, colmo di libri e di poesie, leggeva e scriveva forse per non piangere. Si guardò intorno e si preparò a parlare. Disse più o meno queste parole, staccando le parole, guardando l’uditorio dei  borghesi e cittadini nei loro impavidi sguardi curiosi. Pasolini non cercò le parole. Disse con voce spiccata e più che sussurrata, soppesando il respiro, facendo un breve giro davanti a se: “…sulle vostre teste un grande cazzo…”. Lo ripeté due volte. Un brivido serpeggiò fra tutti. La serena e pacata assemblea della cittadinanza si trasformo’ in reazioni appena accennate e profonde, un bisbiglio e movimenti di fuga per schiodarsi dalla solennità che andava a pezzi. La conferenza subito si spezzò in un silenzio. L’occhio e le morbide parole di Pier Paolo, ormai non più maestro, accusato, condannato e poi cacciato a Roma per le accuse di sesso con dei ragazzi. Nella Roma vuota, la svolta decisiva: le scelte del cinema e del teatro, le reazioni ad altro nella capitale torbida ma carica della forza, l’amore trovato con un ragazzo a cui regalò con Totò gli stessi magici film, e poi Maria Callas solo per lui (lei si era innamorata) e il terribile, angoscioso, sporco, ultimo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, arrivato a segnare il teatro, il cinema a una scelta inattesa : un amore nella morte, aveva creato dopo la cena col ragazzo assassino. La svolta di una tragedia che a 40 di distanza dal 1975 consegnò e restituisce un percorso travolgente, lo “sgarbo” mortale toccato a un poeta amato da molti perché ‘vero’. Cosa che sappiamo tutti, anche me”.