TERAMO – Le prospettive di ripresa, rigenerazione e sviluppo del Paese, negli aspetti giuridici, economici e sociali, partendo dall’impatto delle attività della ricostruzione sul territorio abruzzese. E’ l’ambizioso obiettivo di un ciclo di incontri il cui primo appuntamento si è svolto questa mattina all’Università di Teramo, sul tema ‘Ricostruzione e infrastrutture: le sfide per lo sviluppo economico’, nel corso del quale sono emerse esigenze e criticità da risolvere nell’individuazione di un percorso, che sia innovativo, strategico, celere e certo.

“E’ importante capire come, nel processo di ricostruzione, si possa aiutare il territorio a crescere anche attraverso le infrastrutture – ha dichiarato l’On. Stefania Pezzopane intervenuta al convegno – digitali, materiali e viarie, che è il percorso che dal 2009 abbiamo fatto per il terremoto di L’Aquila e che purtroppo abbiamo dovuto riprendere per quello del Centro Italia. Ma ci vogliono studi e analisi di natura strategica, perché se le infrastrutture non sono strategiche, spesso si spendono fondi senza costrutto”.

Fondi che ci sono e sono ingenti, ha spiegato Salvatore Cimini, ordinario di Diritto amministrativo e direttore generale dell’Università di Teramo e che gli Enti devono essere capaci e messi in grado di poter gestire, anche superando le criticità ancora presenti, nonostante i grandi passi fatti negli ultimi tempi, e che rallentano le procedure. “Manca un modello ad hoc – ha detto Cimini spiegando i punti ‘deboli’ della burocrazia nella ricostruzione -. Sono in corso 6 o 7 procedure con modelli diversi e questo non fa che rallentare l’avvio della ricostruzione. E poi si deve procedere nella semplificazione delle procedure e nell’approvazione del Codice della Ricostruzione che potrà dare maggiori certezze alle comunità e superare le criticità dovute alla frammentazione dei modelli”.

Ma perché la ricostruzione e la messa in sicurezza dei territori rappresenti un modello reale di rigenerazione e sviluppo, è necessario che convivano tutte le diverse esigenze delle infrastrutture. Un caso è quello del ‘sistema Gran Sasso’, in fase di progettazione, che è un sistema complesso, “in cui si sta lavorando per rendere possibile la convivenza ‘pacifica’ – ha spiegato Fabrizio Cerioni, vice procuratore generale della Corte dei Conti – e conciliare le esigenze delle tre infrastrutture che operano nella galleria: Strada dei Parchi, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed Ente Parco, al quale vanno garantite le esigenze di conservazione della natura del territorio. E lo scopo dei lavori di messa in sicurezza è quello di permettere questa convivenza”.

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