Roberto Sparagna, Nicola Gratteri e Nino Di Matteo sono i magistrati più scortati in Italia. Il che li costringe a rinunce personali difficilmente comprensibili a chi non sa come sono costretti a vivere per fare il loro mestiere di magistrati. Infatti chiuso il Processo “Scripta manent”, celebrato a Torino nei confronti degli anarchici con finalità terroristiche, sono riprese le minacce e gli insulti nei confronti del PM titolare dell’indagine: E non è certo la prima volta che il sostituto procuratore di Torino, oggi membro della Direzione nazionale antimafia, Roberto Sparagna è oggetto di minacce in stile mafioso. Proclami che sono stati seguiti anche da atti intimidatori, come nel caso degli ordigni esplosivi inviati in Procura, fortunatamente intercettati dalle forze di polizia. Roberto Sparagna, io lo conosco da anni e conosco il suo valore. È un magistrato rigoroso, scrupoloso, preparato ed impegnato in prima linea nel contrasto alle illegalità, indagando chiunque ne sia responsabile. Ha condotto inchieste che hanno svelato il potere mafioso ‘ndranghetista al nord italia (processo operazione Minotauro) ma anche svolto indagini sulla mafia siciliana e sulle mafie straniere., non solo accusando gli associati all’organizzazione, ma anche imprenditori, persone fino ad allora insospettabili. Per questa sua attività investigativa vive una vita blindata, ma non ha mai indietreggiato di un solo passo.
Roberto Sparagna sarà a Teramo per le iniziative dedicate alla memoria e al ricordo del XXX anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, organizzate in Abruzzo dal “Premio Paolo Borsellino” in collaborazione con l’Associazione nazionale Magistrati – Abruzzo.
Tra le molte ragioni per cui tutti noi siamo debitori in particolare verso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, c’è senza dubbio aver collocato la lotta contro il crimine organizzato a livello internazionale, sia quanto agli strumenti di contrasto sia per la necessaria condivisione della consapevolezza della sua pericolosità, Se in questi giorni 46 procuratori generali del Consiglio d’Europa e rappresentanti di altri Paesi del mondo sono stati presenti a Capaci è proprio in nome di questa condivisa consapevolezza che ha generato, e continua a generare, una sempre più intensa condivisa azione. Perchè è nella libertà di ciascuno che va trovata la forza e anche la creatività per affermare il valore del vivere civile Non vogliamo rassegnarci a Cosa nostra, alla zona grigia, e a ogni forma di illegalità. Non vogliamo rassegnarci alla mancanza di una verità piena sulle stragi e questo è un compito che non riguarda solo la magistratura, ma tutta la società nel suo complesso. La mafia esiste ancora, si è mimetizzata nella società, inquinando l’economia, rendendo più povero il Paese, rubando il futuro ai giovani, minando la convivenza civile, imponendo la paura in molte realtà, vendendo morte, sfruttando la prostituzione, imponendo il racket dell’usura. Eppure si può sconfiggere, non è invincibile, come ci diceva Giovanni Falcone: come ha avuto un inizio, così avrà una fine.