LAMPEDUSA – “La presenza della città di Teramo oggi a Lampedusa, insieme all’università, lancia un messaggio di alta valenza culturale e di coesistenza pacifica tra i popoli. E lo fa dopo aver già costruito, lo scorso anno, con il convegno sulla Carta di Teramo, un ponte con un’isola che rappresenta la porta d’Europa”. Così il Sindaco Gianguido D’Alberto che sta partecipando in rappresentanza del Comune di Teramo al meeting internazionale ‘Lampedusa, Isola di Pace’, accompagnato dal presidente del consiglio comunale Alberto Melarangelo.

L’evento, promosso dall’amministrazione comunale di Lampedusa e di Linosa, terminerà sabato 30 aprile e vuole avviare, tra dibattiti, cultura, arte, memoria e sport, un percorso di pace nel cuore del Mediterraneo.

Nell’ambito delle diverse iniziative, che oggi hanno visto l’intervento, da remoto, del Ministro della cultura Dario Franceschini e, in presenza, del Presidente della Camera Roberto Fico, il Comune di Teramo è presente insieme ad altri quattro comuni italiani: Bologna, Palermo, Bari e Pesaro. A rappresentare l’Università di Teramo, il Rettore Dino Mastrocola.

Il Sindaco, in particolare, ha preso parte come relatore, insieme al Rettore, al convegno “Il Percorso per la Pace di Lampedusa: un possibile nuovo scenario del Mediterraneo per il mondo”, alla presenza del Presidente Fico. Convegno che ha visto l’intervento anche del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna, del sindaco di Bologna Matteo Lepore, del sindaco di Bari e presidente nazionale Anci Antonio Decaro (intervenuti da remoto), del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dell’assessore per i rapporti con le confessioni religiose, cultura della memoria e della legalità del Comune di Firenze Alessandro Martini, cui si sono aggiunte le riflessioni e le testimonianze di sindaci, amministratori, rappresentanti di organizzazioni della società civile di Polonia, Romania, Bosnia Erzegovina, Ungheria, Germania, Austria, Malta e Slovenia. Tra i contributi anche quello di Emilia Saiz, segretaria generale di UCLG (United Cities adn Local Governments), la più grande associazione internazionale di città e governi locali, che raggruppa oltre 1.000 membri di circa 120 Paesi Onu.

La nostra partecipazione a questo importante appuntamento – commenta il primo cittadino – conferma l’impegno di Teramo città capoluogo per un percorso di pace, al quale partecipiamo, ancora una volta, come protagonisti di un messaggio di cambiamento culturale”.

Il discorso del Sindaco D’Alberto a Lampedusa  per l’iniziativa “Lampedusa, Isola di Pace”

Tanta l’emozione che oggi mi e ci accompagna a questo importante momento di incontro che avviene in un tempo eccessivamente doloroso per l’Europa, dal cuore sanguinante a causa della guerra in atto in Ucraina; assume un significato ancor più dirompente l’evento “Lampedusa, Isola di Pace”.

In questi anni il bacino del Mediterraneo è stato minato da numerosi e profondi conflitti, si pensi alla Siria, alla Libia, nonché alla strage senza fine dei migranti morti in mare in fuga dai propri paesi perché alla ricerca di un futuro migliore. Drammi di cui Lampedusa, porta d’Europa, è stata testimone più di ogni altra realtà, rendendo, così, questa splendida isola un territorio che insegna al mondo come le culture debbano incontrarsi e mai scontrarsi.

In tale scenario la presenza della città di Teramo, che come primo cittadino rappresento, a Lampedusa è fortemente correlata al valore e alla necessità di rilanciare i principi sanciti nella Carta di Teramo, che lo scorso anno è stato il tema di un convegno tenutosi proprio qui, in questa splendida isola.

Un documento sottoscritto nel 2019, in un tempo in cui la pandemia e lo spettro della guerra in Europa erano non erano assolutamente prevedibili, e che si sviluppa attorno a quella pace a cui tutti i popoli anelano: le guerre non sono mai volute dai popoli, che sono sempre alla ricerca di una coesistenza pacifica per la crescita sociale e comune, ma dai Governi.

Quello che esprime la Carta di Teramo è che non esiste pace senza cooperazione, senza solidarietà. Non c’è pace se non superiamo le disuguaglianze. Un importante e significativo messaggio che si fondava e si fonda sulla cultura, dando vita a un accordo di cooperazione tra Europa e Africa, con al centro la città di Teramo, affinché si costruisca un ponte solido tra due continenti che si affacciano sul Mediterraneo l’uno bisognoso dell’altro. Una idea che evidentemente ha valore anche per altre realtà geo-politiche. E che richiede, proprio per la sua innovativa dirompenza culturale, il coinvolgimento dei giovani, assieme ad un nuovo modo di vedere lo sviluppo, dove il faro è rappresentato da temi quali solidarietà, sussidiarietà, emancipazione, lotta alle disuguaglianze.

Diventa un nostro impegno, come ci insegna Lampedusa, valorizzare l’incontro tra i popoli, evitando di cadere in quell’assuefazione che troppo spesso ci fa vedere la guerra e la tragedia dei migranti come qualcosa di lontano. Quell’assuefazione che ci porta a considerare, in questi tempi, le persone come meri numeri, perdendo il concetto del valore della dignità della persona umana.

Di fronte ai drammi che quotidianamente viviamo, Lampedusa ci ricorda come sia necessario riscoprire i valori dell’Europa, nata come progetto di pace, nata per la convivenza tra i popoli: quanto accade in Ucraina, i conflitti e le guerre civili che ancora stanno interessando il bacino del Mediterraneo, le migrazioni che portano uomini, donne e bambini a rischiare la vita per scappare dai loro paesi, ci impongono affinché si ricostruisca una pace stabile, di ripensare immediatamente il ruolo dell’Unione Europea, riprendere il suo processo di integrazione che si è interrotto 18 anni fa, dare luogo finalmente ad una Europa libera, unita e solidale, che si regga su principi, valori, diritti, istituzioni comuni e che consacri la pace fra i popoli europei come tracciato con lungimiranza da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene.

Manifesto che già 81 anni fa parlava di un’Europa libera e unita, su base federale, come “premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna”. E non è un caso che quel messaggio venga rilanciato oggi proprio da Lampedusa. Un’isola, come Ventotene, che è l’emblema di come dall’isolamento possa nascere la speranza, l’emblema dell’apertura al mondo, alla vita, alla solidarietà e alla collaborazione tra i popoli. Proprio dall’isolamento di Ventotene, Altiero ed Ernesto Rossi elaborarono un documento la cui portata e il cui valore sono rivoluzionari e attuali ancora oggi. Il Manifesto di Ventotene fu scritto nel ’41 e pubblicato nel ’43. Ed è fondamentale tenere a mente queste due date, perché il tema della pace europea, di un’Europa unita, solidale e democratica non nasceva dopo la guerra ma durante la guerra. Non era il frutto di un trattato di pace, di un accordo post bellico tra governi, ma era molto di più. Era espressione dell’esigenza del cuore dei popoli, quei popoli che, lo dobbiamo ribadire con forza, non vogliono la guerra ma anelano alla pace.

In ragione di ciò dobbiamo rilanciare con forza il progetto di una Costituzione Europea, che ci consenta di valorizzare l’unità nelle diversità, che si traduca nella centralità della persona, della dignità umana.

E così proprio come allora nel pieno di una guerra in corso nel nostro continente, dobbiamo avvertire nel cuore non solo l’auspicio dell’interruzione del conflitto, ma soprattutto la necessità di ricostruire la pace, partendo dall’uomo, dalla persona, dalla generazione europea.

In questo momento il mio pensiero va ai sindaci ucraini, alla loro lotta quotidiana per difendere le proprie comunità a rischio della vita, sindaci che salutiamo e ringraziamo per essere sempre in prima linea, così come sono sempre in prima linea, nell’accoglienza e nella solidarietà, i primi cittadini italiani ed europei.
Sindaci che insieme a tutte le istituzioni, al mondo della scuola e dell’Università, ricoprono un ruolo di primo piano nella costruzione di un’Europa libera e unità: non c’è pace e non ci può essere Europa senza cultura.

Un ruolo, quello dell’istruzione, che sempre con estrema lungimiranza, valorizzava anche lo stesso Manifesto di Ventotene. Manifesto che spingeva molto sul ruolo della scuola pubblica nel garantire la possibilità effettiva di perseguire gli studi fino ai gradi superiori a tutti gli studenti meritevoli, al di là delle possibilità economiche. Perché solo attraverso la cultura, attraverso la scuola, si possono superare quelle differenze e quei divari che spesso sono alla base di movimenti estremisti e guerrafondai. La nuova generazione europea si fonda sulle scuole. Ed è per questo che dobbiamo rivolgerci innanzitutto ai ragazzi, confrontarci con loro, parlare con loro di quello che è stato il movimento europeista e di quello che oggi significa l’Europa. Dobbiamo trasmettere loro quei valori nella scuola.

Concludo con una citazione di Altiero Spinelli: “La federazione europea non ci si presentava come una ideologia, non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo”. Ecco, è da qui che oggi dobbiamo ripartire”.