GIULIANOVA – Il Partito Democratico di Giulianova nell’apprendere che è stato convocato a breve il Consiglio Comunale in cui verrà proposta l’adozione della variante al Piano di Recupero “ex Sadam” e della relativa modifica delle condizioni stabilite in convenzione in merito alla contropartita pubblica, ancora una volta dopo il proprio comunicato del 12 Febbraio scorso in cui si richiedeva che ciò che doveva tornare in termini di opere al pubblico fosse almeno uguale o maggiore di quanto stabilito dalla convenzione del 2010 si trova a ribadire senza nessuna demagogia e senza ossessiva ricerca di visibilità che ci si aspetta che:

– la grande piazza di fronte via Sardegna rimanga così com’era e magari non venga in mente a qualcuno (come pare che sia stato esposto in Commissione urbanistica) di trasformarla in un parcheggio a servizio di qualche attività commerciale non prevista fino ad ora,

-che le superfici commerciali ancora da edificare siano di “vicinato” e non medie superfici di vendita non previste nel Piano Attuativo vigente che, se fatte realizzare non farebbero altro che configurare un centro commerciale di fatto che farebbe saltare tutte le attività commerciali su via Trieste e di quel che rimane del centro commerciale “I Portici”,

-che vengano ristorate al comune le somme derivanti dall’ obbligo mai assolto dal privato di realizzare una tensostruttura ad uso teatro tenda nell’attesa che si fosse costruito il teatro nel manufatto da recuperare (circa 200.000 euro da capitalizzare dal 2010 ad oggi),

-che allo stesso modo, se non dovesse più realizzarsi la sala teatrale, vengano capitalizzate nei confronti del Comune le somme derivanti dal mancato uso delle 20 serate all’anno per venti anni stabilite nella convenzione vigente,

-che le urbanizzazioni esterne allora previste (via Sardegna, via Trieste ecc.) siano realizzate a cura del privato così come stabilito allora con cifre già ben definite,

-che vengano ricalcolati, a favore del Comune, gli sgravi e le superfici concesse in più a fronte del fatto che si fosse ristrutturato il manufatto di “archeologia industriale”,

-siano salvaguardati gli spazi dove andare ad ubicare la farmacia comunale oggi in affitto e la fruibilità pubblica degli spazi oggetto di pubblica cessione.

 Non si può fare a meno di sottolineare che, se si dovesse modificare la convenzione in termini di minore ristoro al pubblico, allora bisognerebbe riflettere su quanto realizzato fino ad ora e cioè se si è costruito in virtù della convenzione vigente dove era stabilito che si facessero determinate opere ed in determinata quantità; diminuendo la contropartita al Comune allora quello che è stato realizzato fino ad ora sarebbe parte in eccedenza ed andrebbe allora eliminato?

Infine si ricorda che le agibilità di quanto realizzato fino ad oggi erano vincolate alla realizzazione delle opere di urbanizzazione del primo stralcio del Piano di Recupero e quindi ci chiediamo:

sono state realizzate le opere di urbanizzazione?

se non lo sono state, in ciò che si è costruito si potrebbero legittimamente esercitare le singole destinazioni d’uso?

Ricordiamo anche che il Comune può agevolmente esercitare in caso di insolvenza di quanto sopra l’escussione della polizza fideiussoria a garanzia delle opere prevista per legge.