In queste ore sta partendo dall’Italia, con destinazione Leopoli, la più grande manifestazione di solidarietà e impegno per la pace in Ucraina finora organizzata in Europa. Sullo sfondo, c’è un’idea a metà tra realtà e utopia: replicare in Ucraina quanto accadde a Sarajevo nel 1992, quando il popolo della pace marciò nella città assediata. Allora, tra gli altri, parteciparono anche don Tonino Bello, presidente di Pax Christi, e don Albino Bizzotto, di Beati i costruttori di pace.
Nelle prossime ore una grande carovana di veicoli – circa cento tra furgoni, minivan e auto – provenienti da numerose città italiane varcherà la frontiera a Gorizia intraprendendo un lungo viaggio fino al confine polacco-ucraino per esprimere vicinanza alle vittime e invocare la mediazione politica per un cessate il fuoco immediato. A bordo del convoglio ci saranno trecento esponenti della società civile non violenta in rappresentanza di decine di realtà della galassia del pacifismo e della nonviolenza che hanno aderito all’appello “Stop the war now” lanciato nelle settimane. Ci sarò anch’io come fui in Croazia nel 1991 con la Caritas Abruzzo e nel 1992 a Sarajevo con la Pax Christi di Don Tonino Bello.
L’obiettivo della missione è quello di arrivare sul suolo ucraino per testimoniare la volontà di pace con la propria presenza sul campo e permettere a persone con fragilità – anziani, madri e soprattutto bambini – di lasciare il loro Paese in guerra. La meta finale sarà Leopoli, città dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco a pochi chilometri dalla frontiera con la Polonia, dove si trovano attualmente oltre 200mila sfollati arrivati da altre zone dell’Ucraina.
La carovana della pace incontrerà esponenti della società civile e del mondo religioso ucraino e metterà in atto alcuni gesti simbolici in accordo con le autorità locali, tra cui una marcia per il centro cittadino e una preghiera ecumenica. La missione di pace porterà aiuti per la popolazione sotto forma di beni alimentari e materiali sanitari per un valore complessivo che si aggira intorno al milione di euro. Tutto raccolto grazie alle donazioni. Gli autoveicoli della carovana faranno ritorno in Italia nella serata di domenica 3 aprile con a bordo più persone possibile tra bambini, donne e anziani. In queste ore sono in corso trattative con gli ospedali della città per far uscire dal Paese bambini malati da affidare alle strutture sanitarie italiane. Inoltre nei giorni scorsi è stato attivato un corridoio umanitario – finanziato dalla stessa organizzazione – che è riuscito a far arrivare a Leopoli un centinaio di persone dalle zone dell’Ucraina più a rischio, come la Crimea e il Donbass.
Vogliamo far vedere l’altra faccia dell’Europa, quella che non crede nell’invio di armi e strumenti bellici ma vuole portare aiuti di altro genere. Ma sarà anche la prima di una serie di azioni volte a creare un ponte di solidarietà dal basso con le organizzazioni della società civile basato sulla fiducia reciproca. In questo senso l’impegno della carovana della pace proseguirà anche nei prossimi giorni con l’attivazione di un ulteriore corridoio sanitario che, “adotterà” un altro centinaio di bambini malati, facendoli uscire dall’Ucraina per poi trasferirli in Italia in autobus o in aereo. Una nuova missione “aperta” a tutti gli uomini di buona volontà è prevista per i giorni di Pasqua (15/18 aprile). La cosiddetta “diplomazia dei popoli” si rimette dunque in moto, proprio come fece esattamente trent’anni fa a Sarajevo, con la marcia dei cinquecento che raggiunse la città bosniaca sotto le bombe.