“Funziona tutto benissimo: non ci sono lamentele nemmeno da parte femminile” Ride e scherza nella sua villa di Santorini, Vladimir Yakunin, il ricco oligarcha ex membro del Kgb, intimo di Putin e suo successore. Delle sanzioni se ne fa beffe. Cosa sono pochi milioni di euro e una barca per chi ha patrimoni miliardari , mafiosi, frutto di corruzione, armi, droga, guadagni su gas e petrolio sottratti alla povera gente russa. I magnifici 7 amici di Putin che si sono approfittati della trasformazione postcomunista cavalcando l’onda delle privatizzazioni selvagge e arrivando così a controllare l’economia del paese continuano a godersi i loro soldi sporchi di sangue, ben nascosti nelle banche americane dietro società fantasma, mentre i loro mega-yacht navigano verso i Caraibi. Si fa beffe degli europei Roman Abramovich che prima fa soldi costruendo carri armati, poi promette di aiutare il popolo Ucraino “quando sarà venduta la sua squadra”… ma non spiega come si vende una società sequestrata .
La verità è che abbiamo fatto finta di non vedere e non sapere, mentre eravamo ginocchioni . Ci piacevano troppo i soldi russi. Vestiti, borse, gioielli, ma anche solo suite nei nostri migliori hotel ci facevano troppo gola. E torneranno a piacerci. Popolo sempre pronto a mettersi inginocchio davanti al denaro. Fossero anche i pochi spicci rubati con champagne by Marocco in un elegante locale. Ma chisenefrega se dietro tanta arrogante ricchezza c’è un sistema corruttivo che regge una dittatura. Chisenefrega se dietro quelle facce rozze e rosse da beoni cocainomani che di buono hanno solo le loro puttane c’è un tanta violenza, corruzione, dolore, vecchi senza cure, bambini senza scarpe, giovani senza libertà, un popolo che soffre.
La verità è che abbiamo fatto finta di non vedere e non sapere, per non parlare. Il 7 ottobre del 2006, la giornalista Anna Politkovskaja, la più nota cronista dell’era post-sovietica, firma di punta della Novaja Gazeta, veniva ammazzata da un killer nell’androne del suo palazzo a Mosca. Aveva denunciato “il pericoloso clima” che stava montando in Russia e il modo in cui “intorno al lungo e sanguinoso conflitto combattuto in Cecenia si stesse costruendo un nuovo nazionalismo che accompagnava l’ascesa al potere di Vladimir Putin”.
Le “guerre cecene” furono proseguite da Putin con sempre maggiore intensità, anche con il plauso dell’Occidente, in una tragedia che ha provocato oltre duecentomila morti, una lunga serie di violazioni dei diritti umani e la distruzione quasi totale della regione “indipendente”. Proprio Politkovskaja, che si era recata più volte in Cecenia, aveva scelto di raccontare ai russi la storia “offuscata dalla propaganda”. In un Paese eternamente occupato a scovare dei nemici interni responsabili di tutto il suo malessere, spiegava la giornalista, il presidente trae la propria popolarità anche dall’attizzare costantemente il risentimento verso “gli stranieri” con il risultato che oggi la Russia di Putin produce, ogni giorno, dei nuovi fan dei pogrom. Da 20 anni le aggressioni contro “gli altri russi” sono diventate una terribile routine e la televisione non ne parla. L’occidente indifferente e silenzioso è complice, sdraiato ai piedi dei ricchi oligarchi corrotti.
Da 20 anni la società russa, è scossa, sullo sfondo di una mobilitazione permanente all’insegna del nazionalismo, da una violenta spirale razzista che si è spesso tradotta in un’autentica “caccia allo straniero”, mentre diventa sempre più facile denunciare, o addirittura eliminare, i “nemici della patria” che si opponevano a tutto ciò. Ma potevamo badarci noi, mentre eravamo in ginocchio, lodando il decisionismo di Putin. Con l’occidente indifferente, silenzioso e complice, inginocchiato ai piedi dei ricchi oligarchi corrotti.