Tra guerra, emergenza sanitaria e quaresima c’è un singolare legame. Questo tempo di emergenza ci ricorda la nostra fragilità, ci insegna a rispettare la vita, la natura, ci fa riscoprire il bene comune, ci riporta alla nostra interiorità, alla cenere e al deserto. Sono giorni in cui ognuno di noi si sente incalzare da qualcosa che ci preme dentro ed è più caldo, più intenso, più luminoso di tutto ciò che ci preme da fuori. In un tempo spiritualmente forte come la quaresima, le ceneri ci riportano bruscamente davanti agli occhi la nostra condizione di debolezza, il sentimento della precarietà della vita e, al tempo stesso, della vita come dono. La consapevolezza che l’esistenza, di noi tutti, non dipendono solo da noi. Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo a Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata (cfr Enc. Laudato si)
A volte, per dare speranza, basta essere una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose” (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce, e che Dio risuscita il terzo giorno. A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti. Vista così questa emergenza è in realtà un invito alla vita. Ponendo fine alla logica pura del profitto, alla superficialità, all’indifferenza, all’egoismo che fa mettere sempre e solo noi al centro di tutto. Dimenticando che tutto è dono. Nulla è scontato o dovuto.
Da questa doppia emergenza dunque, volendo, si può ricavare una lezione: possiamo tutti collaborare alla costruzione del bene comune. Questa precarietà, il senso di un “nemico” che incombe su di noi, sono davvero “le ceneri” che servono per incamminarci verso la luce della Pasqua. Se accogliamo queste “ceneri” fatte di limiti, rinunce, paure, fatiche, malattia, sofferenza, morte, allora possiamo entrare in una consapevolezza più grande: quella di essere coinvolti e responsabili gli uni degli altri. Base del vivere civile e del vivere cristiano. Questi giorni “senza” possono costituire un’opportunità per dedicarci a qualcosa che di norma fuggiamo come un nemico: l’interiorità. Come ci invita a fare Papa Francesco si può avere tempo per meditare, pregare, camminare. Forse ci voleva proprio l’esperienza del male comune per dirci che cos’è il bene comune.
In questa prima domenica di Quaresima si celebra la vittoria di Cristo sul Male. Mai giornata poteva essere più appropriata ai tempi. Dopo il battesimo al Giordano, Gesù viene tentato con raffinata abilità dal tentatore che fa balenare a Cristo il miraggio di un facile messianismo. Quanti tra di noi cadono in queste tentazioni di Satana. Sono tanti anche tra gli uomini di Chiesa, Vescovi e preti accecati da potere, successo, possesso. E’ forte la libidine per le misere suggestioni del potere, la scorciatoia melmosa del facile successo, dell’effimero prestigio e della ricchezza corrotta. E’ forte la tentazione del piacere, l’essere circondato da folle adoranti, servi plaudenti in ginocchio per raccogliere le briciole di tanta miseria. Ma la scelta di Cristo è inequivocabile. Con un triplice: “Sta scritto…” mostra la sua via, il “tempo forte” che prepara alla Pasqua. Nel percorrere il “viaggio” quaresimale incrociamo Colui che “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte in croce” (Fil 2,8).
Come dice san Paolo, la Quaresima è il momento favorevole per compiere un cammino di vera conversione. La Quaresima è “un viaggio di ritorno a Dio”. La Quaresima è il tempo per verificare le strade che stiamo percorrendo, per ritrovare la via che ci riporta a casa, per riscoprire il legame fondamentale con Dio. La Quaresima è l’accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, per la passione, morte e risurrezione. La Quaresima insomma è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È farci piccoli. Baciando le piaghe di Cristo. Perché proprio lì, nei buchi più dolorosi della vita, Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita.