Eccolo, quello che vedo è un uomo anziano, malato e claudicante che a testa bassa si trascina lentamente e faticosamente a casa dell’aggressore a chiedere pace. A implorare pace.
E’ davvero un’iniziativa senza precedenti, fuori da ogni protocollo, quella che ha assunto venerdì 26 febbraio 2022 papa Francesco. Mai un Papa si era fatto carico di un gesto così forte. Ma Francesco è Francesco e prima di mezzogiorno, a sorpresa, senza scorta,è arrivato a bordo della sua Fiat 500L bianca in Via della Conciliazione 10, ingresso della rappresentanza diplomatica russa. Poi l’invito a prendersi cura dei bambini, dei malati e dei sofferenti. Poi un tweet, altrettanto senza precedenti, in lingua russa e in ucraino, con un passaggio dell’enciclica Fratelli tutti: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Un uomo anziano e claudicante si trascina a casa dell’aggressore a chiedere pace. A implorare pace. Quest’uomo è il Papa della Chiesa cattolica e da sempre ci dice “Se prevale l’orgoglio, la pace è impossibile”. Nessun leader mondiale ha sinora compiuto un gesto umano, culturale e politico di pari livello, perché la politica ormai sa contare solo euro, dollari e rubli. Chi usa questi criteri non può aiutare nessuno, intercedere per nessuno, tantomeno per il più debole.
Un vecchio anziano e malandato oggi è l’unico in grado di poter chiedere la pace. Perché anche nelle nostre piazze c’è una strana aria: la guerra si respira più della pace. Per due anni abbiamo definito la pandemia una “guerra”. E ora rischiamo una guerra aperta, ad alta intensità, in Europa, violenta e drammatica.
Nei tg scene di carri armati, missili, e armi nucleari. Vediamo alunni che nelle scuole ucraine invece di fare lezione si addestrano a eventuali attacchi, con i loro genitori, per scampare il pericolo. Ci siamo adagiati sui miti della democrazia e della libertà, che, date spesso per scontate, reclamano invece una continua conquista e la risposta alla coscienza del sangue versato dai nostri nonni, neanche tanto tempo fa. Siamo adulti che dal divano assistono a “guerre a pezzi” sparse nel mondo. Siamo spettatori indifferenti a tutto. Passivi. Solo criticoni, lamentosi, negativi . Come dice Greta siamo tutto un “bla,bla, bla” . Su ogni cosa ci limitiamo al “bla,bla,bla” . Per nostra convenienza facciamo finta di ignorare che di fatto, l’Italia è tra i più importanti Paesi produttori di armi al mondo. Siamo addolorati. Ma solo per qualche istante. Ciò che ci interessa è se continuerà ad arrivare il gas. Avremo benzina per le auto? E intanto il grande fratello resta la trasmissione più vista. Dunque parliamo di cose serie…chi vincerà ?
La storia ci chiede una nuova resistenza civica che accantoni gli atteggiamenti violenti e si faccia esercizio di democrazia, di educazione alla libertà, di un processo di pacificazione nonostante tutto e tutti. L’”andrà tutto bene” di ieri nel deserto sociale di oggi si mostra inefficace. Servirebbe una vera conversione. Ma la realtà va guardata in faccia e la realtà oggi è che la guerra è vicina. Come il buio della notte. E su una cosa non si può mentire: siamo tutti in guerra, siamo tutti complici di vite spezzate, città distrutte seppur a migliaia di chilometri distanza. Non basta più commuoversi ma bisogna muoversi. Bisogna compiere gesti personali di preghiera e di partecipazione, come in tanti faremo il 2 marzo – Mercoledì delle Ceneri per la Chiesa – accogliendo l’invito del Papa al digiuno. Perché la paura non si trasformi in angoscia e i nostri figli non restino come noi spettatori. Non possiamo lasciare ancora a loro il compito più difficile.