Nell’ora più buia, di nuovo la guerra. La sporca guerra. Ancora una volta la guerra, “inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre”. Un fantasma uscito dagli armadi del Secolo che credevamo breve. Afferra noi vivi e ci ricorda il tragico Novecento che non vuole finire. In tutta Italia, oggi, gli uomini di buona volontà, i giovani che insorgono nell’ansia con umile e libera voce, dopo molti anni tornano in piazza a chiedere la pace. Oggi intrinsecamente collegata al riconoscimento dei diritti dell’Uomo. Diritto a cui corrisponde un fondamentale dovere: la Pace. Ancora una volta si alza l’appello dell’uomo della Pace, l’unico leader mondiale, Papa Francesco, “Prego tutte le parti coinvolte perché si fermino e si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. Francesco ha chiesto una particolare mobilitazione per il Mercoledì delle Ceneri, 2 marzo. “Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti”
I venti di guerra allarmano il Papa. Che torna a mobilitare le coscienze di tutti. Credenti e non. “Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina”, ha detto. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale».
Il Papa – che si è recato presso l’Ambasciata Russa a Roma per portare il suo messaggio di pace – resta super partes, perché solo così – se necessario – potrà far valere tutta la sua forza, “politica” e spirituale, per facilitare una mediazione tra russi e ucraini. Se si sbilanciasse pubblicamente, a favore dell’uno o dell’altro contendente, sarebbe subito tacciato di essere parte in causa e la sua ipotetica missione finirebbe ancora prima di iniziare.
Oggi si tornerà a parlare dei pericoli d’incalcolabili catastrofi del nuovo conflitto armato; del reciproco rispetto delle libertà personali e sociali, della Pace che è un bene supremo della vita dell’uomo sulla terra, un interesse di primo grado, un’aspirazione comune, un ideale degno dell’umanità padrona di sé e del mondo, una necessità per mantenere le conquiste raggiunte e per raggiungerne altre, una legge fondamentale per la circolazione del pensiero, della cultura, dell’economia, dell’arte, un’esigenza ormai insopprimibile nella visione dei destini umani. Quanto sta accadendo al confine tra Ucraina e Russia preoccupa il mondo intero. Il rischio concreto di una lunga guerra –turba gli animi, scuote le coscienze, aggiunge preoccupazioni alle tante che l’umanità sta già vivendo per la pandemia e per le altre “pandemie” che attraversano il pianeta: povertà, malattie, mancanza di istruzione, conflitti locali e regionali… “
Ma non ci voleva un genio della realpolitik per indovinare la prevedibile reazione di Putin di fronte alla possibile adesione dell’Ucraina alla Nato. Non era difficile prevedere cosa avrebbe fatto lo zar Putin, il dittatore Putin, lo spietato ex capo del kgb, sospeso tra la follia neo-imperiale e la fobia anti-occidentale. Un uomo che mentre denuncia di voler denazificare l’Ucraina, descrivendola come un regime di fascisti, nazisti e oligarchi, sembra in realtà preda di un transfert assoluto perché, fascisti, nazisti e oligarchi (presenti e forti a Kiev) sono fratelli gemelli dei suoi compagni di banco oggi al potere in Russia . Del resto come avrebbero reagito gli Stati Uniti se il Canada avesse partecipato ad un’alleanza militare guidata da Putin? E d’altronde ancora ci ricordiamo come reagirono gli americani quando 60 anni fa i sovietici installarono I missili a Cuba. Si rischiò una nuova guerra mondiale. Ma in Ucraina corre il gas e c’è il grano.
Così, ora siamo a un bivio della Storia e sull’orlo di una guerra che rischia di fare migliaia di morti e lasciare senza casa 7 milioni di persone, una delle più gravi crisi di profughi che il mondo dovrà affrontare. Dietro tutto questo dolore c’è il gas. La vera ricchezza della Russia. Gli interessi degli Usa nel settore non sono certo un segreto. Questo è il grande tema dello scontro fra il Cremlino e la Casa Bianca. Uno scontro che è il risultato della deriva sciagurata della politica internazionale e di un assetto delle relazioni internazionali che, dopo la caduta del muro di Berlino, è all’origine di tensioni e conflitti ripetuti e drammatici in quell’area del mondo. Dei due blocchi ne è rimasto in questi anni solo uno (la Nato) e questo, più che portare sicurezza, ha reso più turbolento il pianeta e ha anche alimentato le dinamiche di carattere imperiale della Russia di Putin e più in generale delle leadership nazionaliste e aggressive dell’Est Europa. Gli sceriffi degli Stati Uniti si sono incamminati sulla strada della politica di potenza e del controllo militare del mondo in una logica unipolare e aggressiva. Invece di contribuire a una transizione equilibrata e democratica nei paesi dell’Est, gli Stati Uniti e la Nato hanno giocato pericolosamente con le trasformazioni (fasciste, nazionaliste e populiste) di quei paesi, facendoli diventare avamposti militari dell’Alleanza Atlantica e iniettando dosi velenose di turbocapitalismo in società ancora fragili e devastate dal crollo del socialismo. Questi sono i risultati.