TERAMO – Come Presidente ANCI Abruzzo, come Sindaco della Città di Teramo, ritengo doveroso intervenire sul tema già affrontato nel corso dell’evento “Servizi pubblici locali e DDL Concorrenza: rischi e prospettive”, organizzato da Ecolan, società di gestione dei rifiuti, in sinergia con il Master in Diritto dell’energia e dell’ambiente di UNITE.
Un tema di particolare importanza e di straordinaria attualità, ancor di più per il territorio abruzzese, che impone un’assunzione di responsabilità da parte della politica e del legislatore nazionale, finora poco determinato, affinché sia vincente la tutela delle società in house. Questo prendendo a riferimento la credibilità dell’ esperienza di Ecolan e lavorando affinché le società pubbliche diventino il punto di differenza, il valore aggiunto per i Comuni e le comunità locali tutte, purché gestite al servizio dei cittadini e non dei politici di turno.
Ogni riflessione sul DDL concorrenza, che in modo preoccupante spinge per una forte privatizzazione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, impone a tutte le istituzioni la necessità di riscoprire lo spirito del referendum del 2011: se è vero che quel referendum, per decorso del tempo, ha esaurito il suo vincolo giuridico, resta forte, e a mio avviso permanente, l’espressione della volontà popolare sulla gestione pubblica come preferenziale e prevalente, soprattutto rispetto ai beni comuni.
Diventa necessario, e ANCI si è espressa già più volte in tale direzione, che i lavori parlamentari sul DDL Concorrenza tengano conto del sistema delle competenze e contemperino tutti i valori in campo, poiché si sta discutendo di una norma che incide in modo profondo sulla vita istituzionale e politica dei cittadini e degli enti locali, e in particolare dei Comuni.
Tuttavia, occorre avere l’onestà istituzionale e politica di riconoscere che non è sufficiente una mera dichiarazione di principio. Al contrario questa battaglia va sostenuta dalla consapevolezza di non poter gestire le società pubbliche per meri fini politici, scaricando i costi sui cittadini, come purtroppo anche nella nostra regione spesso è avvenuto e avviene soprattutto con riferimento al sistema idrico integrato, con gestioni societarie che mettono a rischio la continuità del governo pubblico del bene acqua. Una continuità che come sindaci sentiamo il dovere di difendere a tutti i livelli.
E questo anche per combattere l’evidente matrice, o meglio pregiudizio ideologico, sulle società pubbliche che alimenta il provvedimento oggi in discussione: non si può accettare l’assunto che tutte le società in house siano ammortizzatori sociali, in quanto non deve essere quello lo spirito alla base della loro costituzione. Al contrario la forza dell’in-house risiede nella percezione che sia un valore per la comunità, per le istituzioni e per i territori al fine di una gestione virtuosa dei beni comuni.
Il percorso delineato da Ecolan, da esportare fuori dal territorio regionale, è molto chiaro, poiché inizia da un’aggregazione spontanea di Comuni. Un’ aggregazione nella gestione pubblica, non imposta da una norma, rispetto a una società che produceva e produce benefici e vantaggi per una comunità nell’ambito di in quadro regionale, quello definito ormai otto anni fa dalla legge sull’Agir, ad oggi ancora non attuato con evidenti ripercussioni negative e incertezze per i Comuni.
Le modalità di gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica è strettamente legata alla definizione degli ambiti territoriali di governance.
Nella Città di Teramo abbiamo trasformato la società partecipata Team in un società in house, una decisione che ha visto come principale obiezione quella del costo dell’operazione, peraltro decisamente contenuto, senza ben comprendere come la strada intrapresa sia una strada di prospettiva: il ragionamento deve seguire la logica del valore e non del costo iniziale. Avere una società in house che consenta di porre in essere azioni di prospettiva, di carattere sociale, è un valore che consentirà uno sviluppo strategico della stessa a beneficio del territorio. La gestione delle società in house impone credibilità, una credibilità che discende dalla politica.
Il DDL concorrenza sconta una fretta ingiustificata, che non può essere motivata dalla necessità di raggiungere gli obiettivi del PNRR. Il tema della revisione delle società in house viene da lontano e non è mai stato affrontato in maniera completa e definita; lo stesso testo unico sulle partecipate è rimasto inattuato e il tema della loro razionalizzazione è un tema che il dibattito parlamentare ha sempre cercato di spostare in avanti.
Il vero aspetto sul quale oggi più che mai dobbiamo interrogarci, dunque, è il rapporto tra politica e diritto nella gestione delle società partecipate e delle società in house. Un aspetto che si ripercuote sulla bontà della loro gestione e su un sistema tariffario che incide sulla vita dei cittadini.
I criteri per l’individuazione delle modalità di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica non possono essere esclusivamente quelli del mercato, dell’efficienza e dell’economicità, ma devono trovare il giusto equilibrio da un lato con la consapevolezza e la responsabilità istituzionale e dall’altro con la giustizia sociale. Ma come va intesa la giustizia sociale nella gestione di una società in house e nel bilanciamento con i criteri dell’efficienza e della concorrenza? Resto convinto che si debba riaffermare la centralità della persona nell’erogazione del servizio, la necessità di tutelare sempre il bene comune, l’obiettivo di reinvestire gli utili conseguiti per una gestione qualitativa e per il miglioramento del servizio, la gestione a servizio esclusivo di tutti cittadini anche con regimi tariffari favorevoli per le fasce più deboli.
Le logiche gestionali di un recente passato che hanno portato, e in alcuni casi continuano a portare, ad agire nella mera logica dell’assumificio o dell’utilizzo di tali strutture societarie per aggirare vincoli spesso legati al rispetto della normativa di evidenza vanno rimosse; l’obiettivo da perseguire con la società in house, Ecolan ne è la conferma e così abbiamo delineato la nostra società Team nella Città di Teramo, risiede nella capacità di allargare i servizi erogati al territorio di riferimento, di gestire il servizio pubblico ponendo al centro il cittadino, di investire su professionalità e competenza, di garantire partecipazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, trasparenza e controllo nella gestione.
Un’esperienza che deve portarci a ragionare in termini di valore, ad essere consapevoli che la battaglia a tutela delle società in house non può essere una mera battaglia di principio ma deve basarsi su esempi concreti, su modelli funzionanti da replicare ed esportare.
Solo con questi presupposti la nostra battaglia per i cittadini potrà essere credibile e il legislatore non potrà esimersi dall’ascoltare la voce dei sindaci, dei territori e delle loro comunità – Gianguido D’Alberto –