TERAMO – Possiamo provare a spiegare perché un allenatore bravo si distingue dalla massa? Perché se sbaglia le scelte iniziali riesce a correggersi in corsa, facendolo bene e ribaltando anche una partita che il Teramo perdeva a Viterbo, strameritatamente, per 2-0 dopo 35 minuti di gioco nel corso del primo tempo. Federico Guidi aveva inizialmente riproposto il suo 4-3-3, lasciando in panchina Iacoponi e schierando Bouah per Hadziosmanovic, con Bernardotto preferito a D’Andrea.

L’approccio con la gara era stato disastroso, non tanto per aver subito il primo goal dopo un minuto sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla trequarti (testa vincente di D’Ambrosio), ma perché a centrocampo era apparso davvero poca cosa e se Perucchini, prima di subire il rigore del raddoppio laziale non avesse compiuto un autentico miracolo su Bianchimano, la squadra biancorossa avrebbe anche potuto correre il rischio di un’imbarcata (9° conclusione di Martinelli di poco fuori, 12° conclusione alta di Volpicelli, 25° l’azione già descritta dell’ex Perugia). Al 35°, poi, la faceva grossa Rosso, che tirava la maglia allo stesso Volpicelli in piena area, davanti all’arbitro: rigore ineccepibile e la squadra di Punzi andava sul 2-0, credendo, probabilmente, d’averla chiusa.

Succedeva invece che uno spunto di Bouah in area, tre minuti dopo, veniva cancellato da un errore maldestro di Pavlev che lo atterrava e stavolta il rigore era per il Teramo, con Arrigoni che lo trasformava spiazzando Fumagalli. Il 2-1 la riapriva, ma ci sarebbe servito un Teramo diverso per rimetterla in sesto.

Guidi, puntuale, rimescolava le carte: dal 46° in campo entrava Iacoponi per Fiorani, con la difesa che passava a tre. Pur con Mungo che, in apertura, faceva tremare il cuore dei teramani (pallonetto alto dopo aver saltato l’ex Parma), la squadra biancorossa prendeva in mano la partita tatticamente: quel che era mancato diventava lampante.

Il pari arrivava al 16°, con la quarta rete stagionale di Bernardotto, ma l’azione era bellissima; Rosso recuperava un pallone sulla propria mediana e partiva in contropiede: lo supportava a destra l’ex avellinese che, servito alla perfezione, incrociava sul palo più lontano per il 2-2, prima di zittire qualche tifoso della Viterbese sugli spalti.

Era finita? No: il capolavoro tattico doveva consumarsi. Entrava in campo Hadziosmanovic per Cisco, con Rosso dirottato a sinistra e Bouah spostato in avanti, e poi D’Andrea e De Grazia per Rosso e per Bouah, stremati (si passava al 3-5-2). L’azione vincente l’avviava proprio D’Andrea, in ripartenza, che apriva a Bernardotto a destra (come aveva fatto Rosso in occasione del raddoppio): questi, che egoista non è, vedeva arrivare dall’altra parte De Grazia, e lo serviva sul suo piede.

Era i gol vincente, quello del clamoroso 2-3, quello di una vittoria che necessitava per provare a dare una svolta, anzi la svolta, all’intera stagione. Quella che probabilmente metterà fine a tante altre chiacchiere che fanno parte del calcio ma che, talvolta, vanno a farsi benedire.