“Come siamo arrivati a tanto?” si chiede un giornalista del servizio pubblico televisivo francese, che ha rivolto quella domanda ai telespettatori, in un editoriale si prima serata sul canale All news France.

Morto sull’asfalto senza soccorso. Ucciso dall’ipotermia e dalla assoluta indifferenza di chi, in Place de la Republique nel pieno centro di Parigi, lo ha visto a terra e non gli ha prestato alcun aiuto. Stava tornando a casa dopo una cena, quando si è accasciato a terra, in una trafficata strada perfettamente illuminata. Ed è rimasto lì per nove ore, solo. Visto da tanti ma ignorato da tutti. Nove ore per terra nell’indifferenza generale, fino a quando è sopraggiunta l’ipotermia. Il famoso fotografo svizzero René Robert, 85 anni, è morto così. Quando un senzatetto ha provato a soccorrerlo ed ha chiamato aiuto era troppo tardi: l’ipotermia lo ha ucciso. La spaventosa tragedia dell’indifferenza accaduta in Francia, con un famoso fotografo come vittima, ha sollevato un’ondata di sdegno, costernazione, ma anche di polemiche sui social e negli ambienti dove l’85enne Renè Robert era conosciuto, per essere un leader nella sua arte. Ma lo sdegno non è solo per Robert a terra, bensì per l’uomo qualsiasi che Robert in quel momento incarnava. Per nove ore nessun passante si è fermato a controllare perché quest’uomo fosse sdraiato sul marciapiede. Non uno.

Nella città dell’Abbè Pierre, il cattolico francese, che nel 1949 fondò la Compagnons d’Emmaüs, l’importante organizzazione per i poveri ed i rifugiati che assiste i senza tetto  “se questa morte atroce può insegnarci qualcosa, è che quando vediamo un essere umano sul marciapiede, dovremmo fermarci un momento”.

Ogni giorno parliamo di violenza, per combatterla, per insegnare ai nostri figli e alle future generazioni che questa forza, impetuosa e incontrollata, è pericolosa. Uccide come un virus. Tuttavia, c’è qualcos’altro che dobbiamo spiegare agli uomini e alle donne del domani, un’altra forma di violenza, silenziosa e apparentemente non nociva che però può trasformarsi in una piaga terribile: l’indifferenza.

Non curarsi del prossimo, non vedere i problemi di chi ci circonda e ignorare il grido di qualcuno che ha bisogno d’aiuto, non è forse questa stessa una violenza? Camminare per strada e non guardare, vedere qualcosa di orribile e girarsi dall’altra parte, sentire un grido d’aiuto, e non ascoltarlo, non è forse una delle forme di violenza più pericolose del mondo? Eppure accade ogni giorno, a noi, a chi conosciamo, a chiunque vive nel mondo. Ecco perché l’indifferenza, nei confronti degli altri, è una cosa che non dovrebbe appartenerci e che dovrebbe stare alla larga dai nostri bambini e dalle future generazioni. Dovremmo spiegare a loro che guardare il prossimo, tendere a lui la mano, è alla base della  civiltà, a prescindere dal sesso e dell’età, o dalla razza.