TERAMO – “Sono una prima punta ma posso anche giocare da seconda, anche se sono qui per affermarmi e non per cambiare aria“: queste le affermazioni, nette, di Filippo D’Andrea, ex Fiuggi, Foggia e Seregno, arrivato a Teramo via Salernitana soltanto alla vigilia della gara di Pesaro, nella quale ha poi esordito giocando qualche minuto. “E’ stata una grande vittoria perché non era facile da conseguire. Il gruppo ne ha indubbiamente beneficiato – aggiunge- e si spera di poter disputare un grande girone di ritorno“.
In noi che conosciamo Guidi, probabilmente meglio dello stesso atleta, rimane non facile sciogliere un enigma tattico che il mister ha probabilmente già valutato, perché D’Andrea ha dato la netta sensazione di non far parte di quel novero di giocatori che si accontenterebbe di fare da “secondo” a chicchessia, Bernardotto incluso.
Delle due l’una, quindi: o entrambi in campo con un modulo tattico diverso (difesa con 3 centrali) che per molti calzerebbe a pennello per l’attuale Teramo, oppure il neo biancorosso, o l’ex irpino, dovranno agire da punta esterna, a danno di Rosso o di Malotti (più probabile del primo – ndr -). Sarà soltanto il campo a svelarci questo dubbio che crediamo resterà tale fino alla prossima gara di Imola (domenica alle ore 14:30).
“Ci tengo a dire che a Teramo ho trovato un gran bel gruppo di ragazzi, in un clima disteso e professionale – ha aggiunto D’Andrea -” evitando di fare raffronti con Seregno, prima di lasciarsi scappare: “Anche lì ce n’erano di ottimi professionisti. Taluni lo erano“.
Dulcis in fundo, il post Pesaro-Teramo: ricordate l’espulsione a fine partita del vissino Cusumano? E’ stato squalificato per 10 (dieci) giornate per aver “tenuto un comportamento discriminatorio nei confronti di un calciatore avversario (Hadziosmanovic – ndr -), proferendo nei suoi confronti un epiteto razzista”.
Giusto così.