Roberto Saviano contro Alberto Angela, o meglio, contro la narrazione di Napoli fornita dal divulgatore amato ed apprezzato in tutta Italia. Posso anche capire che, chi campa scrivendo debba dire sempre qualcosa ma lo scrittore, riferendosi alla puntata di Stanotte a Napoli, ha esagerato, non  capacitandosi del fatto che della città partenopea sia stata raccontata soltanto la luce nonostante Alberto Angela, nella premessa, abbia affermato che delle ombre esistono ma non era quella la sede per parlarne.

Effettivamente, i mali di Napoli trovano ampio spazio nelle cronache nazionali così come nei libri e nelle opere cinematografiche, come appunto la serie TV Gomorra scritta proprio da Roberto Saviano e dove mai è stato raccontato uno spiraglio di luce. Al contrario,  Gomorra  tra Genny e Ciruzzo fa assurgere al rango di eroi i suoi protagonisti fornendo dei modelli quanto meno equivoci a chi – purtroppo e non per sua colpa – non ha quelle basi culturali per rigettare tali modelli delinquenziali che hanno fatto e fanno molto danno. Insomma, a mio avviso, Saviano fa la morale ad Alberto Angela senza rendersi conto di parlare dal pulpito dell’opposto ideale, pur non essendo un vero opposto. Angela infatti non nega le ombre di Napoli, il romanziere al contrario non ammette una luce che sia pura.

Probabilmente Saviano la prende sul personale quando Napoli viene raccontata in una buona luce e, sui social, molti commentano contrapponendo il bello della città al racconto dato da Gomorra. Da un personaggio come lui, dotato sicuramente di un’intelligenza superiore alla media, ci si aspetterebbe la comprensione del motivo alla base di certe opinioni della gente: se in Gomorra, un prodotto così popolare e di successo anche fuori dai confini nazionali, non c’è mai uno spiraglio di luce, allora è normale che venga presa come esempio opposto quando di Napoli è dato un certo tipo di narrazione. Secondo lo scrittore, raccontarne le luci equivarrebbe a nascondere sotto il tappeto le brutture al fine di non aiutare il popolo ad emanciparsi, relegandolo nel degrado.  A mio avviso questo non è vero. Non ci è dato sapere però chi sia l’oppressore, più volte citato direttamente o indirettamente. Contro chi parla Saviano? Le sue denunce chi vogliono smascherare? Dobbiamo desumere che Saviano pensi che dietro la puntata di Alberto Angela si nasconda un disegno della camorra, visto che è l’unica entità contro cui si sia mai schierato apertamente? Oppure dobbiamo concludere che parli di “oppressori” tanto per farlo? Chissà se avremo mai una risposta.

Io sono d’accordo con Alberto Angela: Napoli è una città costruita nei secoli, un organismo delicato di cui prendersi cura, una città antichissima, che ha attraversato i secoli arricchendosi di capolavori, meraviglie, storie e tradizioni ogni volta diversi che la rendono unica. È quindi naturale – come tutte le grandi città – che abbia le sue luci e le sue ombre, e spesso le cronache tendono a concentrarsi sulle sue ombre, ricoprendo, in questo modo, le sue luci. Pur non ignorando le ombre di una città che resiste in un Sud che arranca, oltraggiata da agguati che avvengono tra i suoi abitanti, perennemente in affanno, ringrazio chi mostra queste luci.