TERAMO – È fuori dubbio che l’Italia intera, ma soprattutto Teramo si trovino in un momento di grande fermento post pandemia. Nello specifico il nostro Comune si trova ad affrontare cambiamenti epocali: il Teatro romano sbloccato, il PNRR, i lavori per la cittadella universitaria nell’ex manicomio di Porta Melatina. Con il primo, Teramo recupera uno spazio culturalmente ed artisticamente pieno di significato storico e di peculiare bellezza. E questo grazie all’impegno dell’Amministrazione.
Con il secondo, Teramo vede ampliare la sua programmazione strategica a latitudini sconosciute fino ad oggi. Dal recente incontro a cui ho partecipato tenutosi presso l’ITT Carlo Forti poche settimane fa, sono emerse importanti novità: solo sulla scuola, specificatamente, ci sono 17 milioni di euro. Di cui 11 per investimenti nelle infrastrutture. A queste si aggiungono i finanziamenti iscritti nella legge di bilancio al vaglio delle Camere per il 2022-2024. Apprezzatissima è la volontà di rilanciare le istruzioni tecniche, oggetto di un mio intervento sulla stampa ed in consiglio, su cui vorrò ritornare con una proposta in Assemblea; sarebbe invece auspicabile una reintroduzione, più che una reintegrazione, delle ore di laboratorio oggi recise dalle riforme Gelmini. Gli istituti tecnici, particolarmente, hanno bisogno di luoghi di pratica costante e di livello avanzato, affinché i giovani si formino e trovino una concreta preparazione lavorativa che gli permetta di inserirsi nel circuito delle assunzioni. La preparazione è nel mondo di oggi più che mai direttamente collegata ai salari. Si tratta dunque di tematiche afferenti non a semplici programmazioni annuali, o che possono contenere solo spot elettorali, ma ci troviamo di fronte alla più grande opera di investimento finanziario e di reingegnerizzazione pubblica dagli anni 50, che vincolerà la cittadinanza e le future generazioni alle scelte compiute nell’oggi. Pertanto, le scelte fatte in tema di progetti e piani di rilevanza strategica da finanziare con i soldi del PNRR meritano di stare al centro del dibattito politico e devono essere oggetto di un supplemento di riflessione. La scuola, nel suo complesso e negli ultimi 20 anni, è stato oggetto più volte dell’azione del legislatore volta a ridurre le spese in ragione dei ristretti vincoli di bilancio a cui siamo soggetti. Non solo sono state tagliate le risorse a disposizione per il personale, ma è crollata verticalmente la quota di investimenti, infrastrutturali e soprattutto in formazione, per tutti gli istituti. In particolare, per quelli tecnici. Oggi ne vediamo le conseguenze più importanti. È perciò decisivo che tutti i livelli istituzionali, a cominciare dai comuni (organi più vicini ai cittadini) si adoperino per convogliare le risorse finanziarie ma soprattutto gli sforzi intellettuali e pratici per suggerire una nuova e più adeguata programmazione scolastica, anche integrando il piano ministeriale, ove possibile. È il momento di cogliere le opportunità che la post-pandemia ci sta offrendo.
Scuole ed università sono colonne portanti per la definizione della generazione futura, e dunque della proiezione del Paese nel lungo periodo. Non è possibile che la politica si arrenda alla “babilonia” della burocrazia o che si arrenda al fuoco incrociato dei veti ideologici. Sul tema non mancherà sicuramente la mia attenzione ed il mio supporto fattivo, come non è mai mancato sino ad oggi, affinché si torni ad avere attenzione alle reali e più importanti problematiche pubbliche.