Secondo un recente  sondaggio online realizzato dall’UNICEF fra i giovanissimi, oltre il 90% di essi ritiene che il bullismo sia un problema diffuso nel proprio ambiente, e due terzi affermano di averlo subito in prima persona almeno una volta nella vita. Il sondaggio è stato realizzato attraverso U – Report , che fa parte della campagna globale dell’UNICEF #ENDViolence. Una piattaforma digitale messa a punto per favorire la partecipazione dei giovani attraverso dispositivi loro congeniali come smartphone, tablet e pc.
I giovanissimi hanno risposto tramite sms, Facebook e Twitter a una serie di domande sull’impatto del bullismo nella loro comunità, sulle proprie esperienze personali e sui possibili mezzi per arginare questi comportamenti. Più di 100.000 U-reporter, reclutati da partner come Scout e Girl guides, con un’età stimata tra 13 e 30 anni, hanno partecipato al sondaggio

Dal sondaggio emergono alcuni risultati molto significativi:

  • Un terzo degli intervistati considera normalerimanere vittime del bullismo, e una volta subito questo comportamento ha ritenuto di non dirlo a nessuno.
  • La maggior parte degli intervistati che ha rivelato di essere stato vittima di bullismo riferisce di averlo subito a causa del proprio aspetto fisico.
  • Il bullismo è collegato anche al sesso, all’orientamento sessuale e all’origine etnica.
  • Un quarto delle vittime ha dichiarato di non sapere con chi confidarsi.
    Secondo l’indagine i reati di bullismi e cyberbullismo sono in aumento in Abruzzo dove si contano circa 200 nuovi reati contro la persona rispetto ad un anno fa. Prepotenze, prevaricazioni e atteggiamenti indolenti all’interno della scuola e non, hanno una storia abbastanza lunga, basti pensare ad Edmondo De Amicis,che assegna ad Enrico e al suo diario la descrizione di un alunno negligente. La cronaca, oramai da qualche anno, ci riporta fatti allarmanti che hanno come protagonisti adolescenti e giovani – tra cui anche bambini – vittime di angherie da parte dei propri coetanei. Bullismo e cyberbullismo fanno parte di questa branca. Si inizia dunque con uno scherzo di cattivo gusto nei confronti di un compagno di classe. Scherzo che spesso si trascina avanti e che con il passare del tempo coinvolge più soggetti a danno della vittima prescelta. Il bullo o il cyberbullo molto spesso vive un disagio, anche familiare. Frustrazioni che sfoga in azioni

Il Bullismo è un fenomeno complesso di cui si parla spesso, a volte quasi abusando del termine, utilizzato in modo improprio. Il medico svedese P.P. Heinemann e lo Psicologo norvegese D. Olwes sono stati i primi che – negli anni ’70 hanno posto attenzione ad un insieme di reazioni pubbliche legate al suicidio di tre giovani adolescenti, a causa delle aggressioni inflitte loro da coetanei e, pertanto, utilizzarono il termine bullyng in riferimento a contesti giovanili, mutuandolo dal terminemobbing’, riferito come sappiamo a contesti lavorativi. Successivamente è stato definito da Sharp e Smith come un’azione che mira deliberatamente a fare del male o a danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime