Chi è il Generale che il 25° Premio Borsellino ha scelto come testimonial per girare le scuole medie di Pescara, ma anche Giulianova, Pineto e Roseto ? Ovviamente il nome di Angiolo Pellegrini – eroe italiano – non dice nulla ai giovani, se non a quelli che lo hanno già incontrato nelle tante iniziative abruzzesi di educazione civica e alla legalità del Premio Borsellino. Eppure il generale Pellegrini fu un assoluto protagonista di un pezzo della storia italiana, essendo stato uno degli uomini di fiducia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino da Comandante della “Anticrimine” dei Carabinieri di Palermo, la nuova sezione istituita dai Carabinieri per combattere la criminalità organizzata dei “viddani” di Totò Riina, le famiglie storiche dei Bontade, degli Inzerillo e dei Badalamenti. In quegli anni la Sicilia fu coperta da un bagno di sangue senza precedenti, e non solo tra gli eserciti degli uomini d’onore. Sotto i colpi dei sicari di Cosa Nostra cadevano anche poliziotti, carabinieri, magistrati. Invece i mafiosi lo chiamarono “il mastino” e fu l’uomo che indagò su Buscetta il potente boss legato alla mafia perdente, arrestato in Brasile alla fine del 1983. Quando il 15 luglio del 1984 Don Masino sbarcò a Fiumicino accanto a lui sedeva Angiolo Pellegrini. Lo stesso che con Falcone raccolse per mesi le sue dichiarazioni in una caserma di Roma, mentre tutti erano convinti che non avrebbe mai collaborato con la giustizia italiana. Nasce il maxiprocesso che potrebbe essere il colpo decisivo dopo il periodo più drammatico ed eroico della guerra a Cosa Nostra: quello che vide uno sparuto gruppo di uomini coraggiosi combattere davvero e dare nuova speranza alla Sicilia e all’Italia. Ma non andò così.
Oggi, più che di Mafie il generale Pellegrini gira l’Italia per parlare di mafie, al plurale. Che non sono certo scomparse. I fatti dicono che continuano a prosperare, a governare, a uccidere. Basti pensare che negli ultimi dieci anni abbiamo avuto 2.500 vittime di mafia, di cui 255 vittime innocenti, Una guerra che si consuma tutti i giorni. La storia insegna che la mafia è sempre stata capace di anticipare i cambiamenti e le trasformazioni sociali, ha sempre sfruttato le nuove tecnologie. Ha trovato sponde in segmenti del mondo economico e imprenditoriale. Le mafie sono un problema di tutti. In Abruzzo si sono infiltrate da tempo, si sono radicate . Nessuna regione può considerarsi esente, si sono fatti imprenditori. Le mafie le trovi in Borsa, nelle operazioni di alta finanza. Il vero nodo è il comune sentire mafioso, indefinito, inafferrabile, e per le mafie è la condizione vitale.
Il Premio Borsellino lo ha scelto come testimonial perché per tenere viva la tensione morale di un fenomeno da combattere come quello delle mafie occorrono dei rappresentanti dell’Italia migliore che hanno scelto di fare il loro dovere, ognuno per la propria parte e il proprio ruolo traducendo la memoria viva tutti i giorni in responsabilità e impegno.
Senza mai dimenticare che, tutti, abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di chi è stato assassinato e nei confronti delle famiglie, perché le loro speranze devono camminare sulle nostre gambe.