La sfida per il territorio teramano è mettere i vini e gli oli d’oliva al centro della tavola. Al centro di una ricetta, considerandoli “ingredienti principali” in tutti i sensi. Ieri una azienda teramana, isolata, al centro di una collina di olivi, circondata a ovest dal gran Sasso e a est dal mare Adriatico ha trionfato in una manifestazione internazionale. Io la vedo così: se una azienda del teramano ha vinto, allora tutti coloro che studiano, ricercano, investono possono vincere la sfida. L’Azienda Monaco di Tortoreto ieri ha ottenuto un grande risultato di cui dobbiamo essere tutti felici: vincere il “bicchiere d’oro” al Milan international oil award, avere un riconoscimento così importante in una manifestazione di respiro internazionale dove hanno partecipato produttori di numerose nazioni , è un’ulteriore conferma dell’importanza degli investimenti in sviluppo e ricerca che hanno permesso di individuare i migliori profili organolettici per gli oli teramani della Azienda Monaco, ma anche delle potenzialità di tutto il nostro territorio teramano. Salire nei più prestigiosi podi mondiali è un eccellente risultato per la azienda tortoretana ma e un’ottima vetrina per tutto il teramano dove da decenni le aziende vinicole e olearie i conducono una politica fortemente basata sull’innovazione.
Situata nel comune di Tortoreto, nella piccola frazione di Cavatassi a circa 200 mt sul livello del mare è stata fondata nel 1970 da Ruggero Monaco. In seguito, dagli anni ’90, il figlio Mauro, insieme alla moglie Simona, si occupa dell’azienda, conducendo alla produzione di un olio extravergine di oliva biologico di notevole pregio. Gli oliveti si collocano nell’areale della D.O.P. “Pretuziano delle Colline Teramane”, in una zona prettamente collinare con clima mite, dove si incontrano e mescolano le correnti ascensionali dei Monti della Laga con quelle salmastre del litorale adriatico, microclima ideale per la coltivazione dell’olivo. Le cultivar che compongono l’oliveto di 1000 piante sono il “Leccino”, “Frantoio”, “Dritta”, “Pendolino”, “Carboncella” e “Tortiglione”.
Sono felice: perché la sfida che si esprime è coerente con la nostra visione: quella di portare in primo piano una gastronomia di qualità, con condimenti buoni e condimenti eccellenti, portandoli ad un livello superiore, fino a vederli come ingredienti a sé stanti: non in un ruolo di supporto ma da protagonista, la cui funzione è a dir poco fondamentale. Se ci avviciniamo all’olio d’oliva con una mente aperta e mettiamo da parte i nostri pregiudizi, ci renderemo conto che qualcosa che erroneamente e per troppo tempo abbiamo considerato di importanza marginale è in realtà cruciale. Gli oli d’oliva per non parlare di altri ingredienti/alimenti/condimenti, non sono affatto marginali, nonostante siano stati affrettati liquidati come tali. Qui sta il senso di questa sfida: mettere gli oli d’oliva al centro di una ricetta, considerandoli “ingredienti principali” in tutti i sensi. Chiaramente non stiamo parlando delle quantità da utilizzare, perché sarebbe impossibile e insensato; l’idea è di vederli come l’ispirazione iniziale e la ragion d’essere di una ricetta. L’obiettivo di ogni ricetta che ruota attorno all’olio è quello di incoraggiare un nuovo approccio.