Bè, dato lo spesso strato di pelliccia sullo stomaco il dubbio è più che legittimo, come del resto è innegabile che nel corso dei secoli noi italiani s’è sempre avuto per le trattative una buona predisposizione. Anche se non sempre i risultati son stati rose e fiori. Partiamo da lontano  389 A.C. il barbaro Brenno cala in Italia e assedia gli etruschi chiusi a Chiusi; gli assediati implorano gli amici romani di andarci a dialogare e quei poveri fessi trattano per loro; per tutta risposta Brenno molla Chiusi e mette Roma a ferro e fuoco, quindi in barba alla favoletta nata per indorare la pillola, i galli si fanno allo spiedo le oche del Campidoglio. 33 D.C: dopo una sanguinosa rivolta dei palestinesi, Ponzio Pilato interroga Gesù Cristo di persona, si convince che è solo uno  strampalato scappato di casa e sta per mettere a morte il vero capo dei terroristi zeloti, Barabba, ma alla fine trova più igienico trattare coi terroristi e in croce ci finisce il matto di turno anche se nazareno.  1798, i corsari arabi rapiscono a Carloforte 933 sardi che sono liberati grazie a una trattativa milionaria fatta da Vittorio Amedeo di Savoia. Da quel dì, visto che il crimine paga, a rapire gli altri ci si mettono direttamente i sardi. 1978 le comuniste BR rapiscono quel chiacchierone di Aldo Moro che voleva fare un governo democristiano coi comunisti, i democristiani non trattano, i comunisti nemmeno e cia come cia Moro finisce in un bagagliaio. 1981 stavolta le BR rapiscono Ciro Cirillo che -lui sì- tiene la bocca cucita, per cui la DC tratta con don Raffaele Cutolo e Cirillo la fa franca. 1992 la mafia mette le bombe e lo stato tratta, Borsellino sta per denunciarlo e salta in aria; la sua agenda rossa con nomi e cognomi sparisce.  Questa la storia.

Ma passiamo  dalla storia, dalle verità storiche  alle fantasie di una giustizia di merda.  Sono tutti innocenti. Non è successo niente. Nove anni di processo,  6 pentiti mafiosi tra cui Brusca e, Mangano, 100 testimoni, filmati, intercettazioni: tutta pura fantasia.  La trattativa non c’è stata. O meglio, o peggio,  se c’è stata una trattativa tra lo Stato e la mafia per mettere fine alle stragi dei primi anni ’90, era a fin di bene e non è un reato. Tre anni dopo la decisione con cui una  banda evidentemente di ubriachi o corrotti, della Corte d’Assise di Palermo, che aveva accolto le richieste dell’accusa riconoscendo l’esistenza di un  “patto scellerato”  tra una parte delle istituzioni e i boss mafiosi, la Corte d’Assise d’appello del capoluogo siciliano capovolge quella sentenza e assolve gli uomini delle istituzioni. Ma dai, ma era ovvio, da quando il lupo morde il lupo. Ma dai su, lo sanno tutti, e tra poco che lo diranno a reti unificate, il giudice Borsellino era depresso per la morte del suo amico Falcone e decise di suicidarsi facendosi l’attentato. Che sarebbe finita così l’avevo scritto tra anni fa. Perché meravigliarsi.  Da piazza fontana in poi  avete mai visto un uomo dei servizi in carcere nel mondo ? Una verità vera scoperta ?

A partire dagli ex ufficiali dei Ros Mario Mori, Antonio Subranni, condannati in primo grado a 12 anni, e Giuseppe De Donno (8 anni), assolti con la formula perché il  “fatto non costituisce reato” e dall’ex senatore di Forza Italia Marcello dell’Utri (12 anni in primo grado) per non aver commesso il fatto.

Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo. Forse. Come dice ai tg il generale Mori, “la sentenza stabilisce che la trattativa non esiste. E’ una bufala, un falso storico”. Per la procura di Palermo tra il 1992 e il 1993 gli uomini dello Stato avrebbero trattato con i vertici di Cosa nostra al fine di mettere fine alla stagione delle stragi cominciata con l’attentato ai giudici Falcone e Borsellino e proseguita poi con le bombe a Roma, Milano e Firenze. Sempre secondo l’accusa, rappresentata nel processo di primo grado dai pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, i carabinieri dei Ros avevano avviato una prima trattativa con l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, che avrebbe consegnato un ’papello’ con le richieste di Totò Riina per fermare le stragi. Sul piatto della trattativa, in cambio della cessazione delle stragi sarebbero state messe concessioni carcerarie ai mafiosi detenuti al 41 bis e un alleggerimento dell’azione di contrasto alla mafia.

Certo questa sentenza rischia di non diradare, anche in virtù di una sentenza di primo grado che ha messo in fila fatti inquietanti, le tante zone d’ombra su uno dei periodi più oscuri della nostra Repubblica e sul rapporto perverso tra mafia, politica e istituzioni che ha scandito a suon di bombe la storia italiana. Sentito al telefono, amaro il commento di Salvatore Borsellino: “In Italia non c’è giustizia”, ha detto il fratello del giudice. Pensavamo fosse stato ucciso, assassinato, dalla mafia. Chi si meraviglierebbe se dovessimo scoprire un’altra verità ?