L’AQUILA – Teatro, sport, università, scienza, cultura. Sono le mille facce della ricostruzione dell’Aquila e del suo territorio, perché il terremoto non ha distrutto soltanto case e chiese, ma anche il suo tessuto sociale. L’Aquila e gli aquilani lo sanno bene, perché vivono costantemente le conseguenze concrete del terremoto. Ma per il resto d’Italia e del mondo non è facile entrare nelle dinamiche complesse della ricostruzione, soprattutto in una fase in cui il cratere 2009 è uscito dagli interessi della stampa e dalle priorità anche della politica nazionale. Il focus di oggi di “Officina L’Aquila – Incontri internazionali di restauro e rigenerazione urbana”, promossa e organizzata da Carsa srl, in collaborazione con ANCE Abruzzo, insieme ad ANCE L’Aquila, ANCE Chieti, ANCE Pescara, ANCE Teramo, è stato tutto concentrato sulla capacità di resilienza delle comunità colpite dal sisma, che oltre a doversi rimettere in piedi, stanno ridisegnando l’identità e il futuro della città.
Una giornata cominciata con il consueto “Educational tour” alla scoperta del centro storico ricostruito, al quale hanno partecipato alcuni giornalisti della stampa internazionale (Spagna, Usa, Francia, Serbia, Venezuela, Cile, Australia, Gran Bretagna, Russia, Italia) e gli esperti della Commissione europea Fulvia Raffaelli, Antonio Paparella e Domenico Tinto (settore Costruzioni), oltre che con la stampa locale da sempre attenta alle vicende della ricostruzione. In parallelo, si sono susseguite le visite di “Cantieri aperti”: circa 300 i partecipanti, fra studenti di Ingegneria dell’ateneo aquilano, ma anche ingegneri, architetti e semplici cittadini incuriositi, per un totale di circa 700 persone nella due giorni di visite. Un modo per conoscere le caratteristiche tecniche della ricostruzione, dell’adeguamento sismico e del restauro a contatto con i direttori dei lavori dei cantieri. I luoghi aperti sono stati, in particolare, la chiesa di San Pietro a Coppito (Scimia arte e costruzioni srl); chiesa di San Silvestro (segretariato MiBAC); palazzo Manieri (Vittorini costruzioni); teatro comunale (segretariato MiBAC). La visita nei cantieri è stata resa possibile in sicurezza grazie ai tecnici dell’Ente scuola edile e Cpt della provincia dell’Aquila che ha accompagnato gli ospiti.
Nella sessione pomeridiana ha trovato spazio “Il racconto della ricostruzione: la città della conoscenza”, con al centro il ruolo propositivo del mondo universitario e scolastico e delle associazioni nel processo di ricostruzione della comunità aquilana. Dopo i saluti istituzionali dei rappresentanti del sistema Ance abruzzese e del collegio dei Geometri dell’Aquila, il dibattito è entrato nel vivo con i punti di vista, a quasi 10 anni dal sisma, della rettrice Paola Inverardi, che ha ricordato che “abbiamo dovuto prima di tutto fare la progettazione di noi stessi. All’indomani del sisma ci siamo subito dovuti porre il problema dell’attrattività verso i nostri studenti. Ci siamo dovuti reinventare un modello convincente e credo che abbiamo fatto da stimolo per la città. Alla fine questo ci ha premiato in modo inatteso. Abbiamo realizzato quanto previsto nei famosi rapporti dell’Ocse”. Quanto all’insediamento del rettorato in centro storico, a palazzo Camponeschi – dopo gli anni di permanenza in sedi provvisorie – la rettrice ha voluto rimarcare che “non c’è nulla di eroico: dovevamo farlo, ma siamo una delle pochissime funzioni amministrative ad averlo fatto e anche altre istituzioni adesso devono impegnarsi a tornare in centro, anche se vivere nel centro fra i cantieri non è facile. A chi dice che ‘siamo sospesi’ da quando c’è stato il sisma, io rispondo che non lo siamo, ma stiamo ricostruendo. Noi stiamo cambiando il volto della città e il suo destino”.
Una città della conoscenza unica in Italia, come ha spiegato il professore onorario del Dipartimento di Ingegneria civile dell’università dell’Aquila Mario Centofanti, che ha ricordato il ruolo del sistema dell’istruzione nel post-sisma, che ha sviluppato una funzione di supporto alla ricostruzione attraverso, per esempio, la creazione di un laboratorio di prove per supportare i processi operativi, sia sul piano della proposta culturale, sia quello quello relativo al processo di ricostruzione. Diversi i corsi d’insegnamento della nostra università che hanno poi operato in campo urbanistico, del restauro, tecnologico, architettonica operando su tematiche del centro storico”. Sul piano della ricerca, Centofanti ha citato l’iniziativa interdipartimentale “Incipit” che riguarda proprio il centro storico. Alba Formicola dei Laboratori nazionali di fisica nucleare ha ricordato che “i Laboratori non si sono mai fermati proseguendo la ricerca sia in campo locale che internazionale”, struggente per molti il suo ricordo della prima edizione della “Notte dei ricercatori”, avvenuta “in un centro storico in cui c’erano soltanto i cantieri. Oggi, invece, la vita torna ed è evidente che gli edifici determinano il cammino verso un nuovo possibile progresso”.
Nella seconda parte della giornata realtà associative a confronto per la tavola rotonda dal titolo “Il racconto della ricostruzione: l’universo delle associazioni”. Annalisa De Simone, alla presidenza del Teatro stabile d’Abruzzo da gennaio, ha ricordato il ruolo del Tsa come “importante nel creare rete, produrre ‘incontri’ per una ricostruzione sociale e civile affianco a quella materiale. Bisogna mettere a confronto le persone per vincere la disgregazione sociale e il sentimento di solitudine che un’esperienza come il terremoto ha portato. Il futuro è possibile grazie a chi nello sport e nella cultura offre possibilità d’incontrarsi”.
Il presidente dell’Accademia di Belle arti dell’Aquila Roberto Marotta, si è rivolto alle giovani generazioni: “L’Accademia di Belle arti dell’Aquila è una delle 20 italiane, una delle 5 con corso di Restauro, un percorso non facile da ottenere. Chi si diploma qui ha l’opportunità di lavorare come in pochi altri campi. Restaurare la tela del Duomo ci consente di permettere agli strumenti di volare alto. Chi viene all’Aquila pensando di trovare una novella Pompei rimane fortemente colpito nel vedere che non è così”.
Roberto Nardecchia, presidente dell’associazione Scuola minibasket dell’Aquila, ha spiegato il ruolo di collante sociale che ha avuto per i giovani e giovanissimi atleti di basket la realizzazione del “Pala Angeli”, il palazzetto dello sport nato “nel nome di ragazzi morti nel sisma 2009 e dedicato a tutti i giovani di oggi, che non sono diversi da quelli di prima, ma che, forse, hanno soltanto meno esempi virtuosi a cui fare riferimento. Avere un centro in cui mantenere l’aggregazione sociale dei ragazzi per noi era una priorità”, ha aggiunto, “nonostante il sisma, abbiamo cercato di mantenere alto il livello di preparazione atletica e dei campionati”.
Alfredo Titani dello “Special olympic games” dell’Aquila, padre di un ragazzo con disabilità, ha testimoniato il ruolo fondamentale dello sport nell’educazione e nella qualità della vita di suo figlio e di decine di altri ragazzi dello Special olympic: “Un movimento internazionale rivolto a ragazzi disabili intellettivi per farli integrare con i cosiddetti ‘normodotati’ attraverso lo sporta. Impegna i ragazzi in attività di allenamento con giochi nazionali annuali ma partecipa anche a eventi di altre associazioni”.
La filosofia del ciclismo può essere anche una risposta per tanti problemi che attanagliano le città in generale e L’Aquila in particolare”, ha spiegato Mario Di Gregorio, tra gli organizzatori della “Gran Fondo città dell’Aquila”, con il terremoto in molti si sono trovati sparsi nel territorio, una ‘polverizzazione’ del tessuto sociale, viabilità stravolta, traffico impazzito. Una risposta a questo caos può essere una mobilità più sostenibile, ad esempio tramiteun mezzo antico e nello stesso tempo moderno come la bicicletta. Ma occorre ancora lavorare per sviluppare una cultura della bicicletta, in termini di sicurezza, investimento sulla manutenzione stradale, sulla segnaletica, sull’educazione alla guida civile e soprattutto, occorre far comprendere all’opinione pubblica che il ciclista non è un occupatore abusivo della strada come molti ritengono. La Granfondo è nata con tutte queste finalità, ma anche con quella di far vedere ai ciclisti che partecipano la ricostruzione dell’Aquila e del territorio, dato che attraversa molti lughi della ricostruzione. La Granfondo aquilana, inoltre, vede anche un partenariato con l’Usra e l’Usrc per mostrare la ricostruzione”.
Centrale e sempre in crescita anche la “Rugby experience school L’Aquila”, per la quale era presente Francesca Aielli, una delle animatrici delle attività: “Abbiamo cominciato con 30 ragazzi, oggi ne mettiamo in campo 300”, ha detto, ricordando che “siamo nati dall’idea visionaria di mettere i ragazzi al centro di una società di rugby: abbiamo dato ai ragazzi e ai bambini – che cominciano a 5 anni – un posto, piazza d’Armi, in cui possono incontrarsi e crescere insieme per diventare uomini”.
Una delle realtà che ha dovuto cambiare pelle seguendo l’evoluzione della città scaturita dal sisma, è il “L’Aquila film festival”. Tra i suoi fondatori Federico Vittorini: “Negli anni il festival ha dovuto cambiare pelle e obiettivi. Nato per dare spazio prima ai filmaker aquilani, poi a quelli italiani. Infine, all’Aquila sono arrivati filmaker anche dal resto del mondo. Subito dopo il terremoto abbiamo vissuto momenti bui, abbiamo ospitato però sempre figure di spicco del cinema italiano e internazionale, da Paolo Sorrentino a Ozpetek, in un contesto tristissimo”.
Veronica Santi, tra le organizzatrici di “Off site art”, ha ricordato: “Quando sono arrivata all’Aquila ho visto un’anomalia, ma ho capito subito che volevo fare qualcosa. Con un gruppo di aquilani abbiamo ideato ‘Off site art’ portando l’arte sui cantieri. Abbiamo iniziato quando l’esercito è andato via. Il prossimo cantiere che sarà allestito, è quello a piazza Chiarino, tra circa un mese”.
“Live your mountain” è un’idea di Igor Antonelli diventata piano piano una realtà, nata a partire “da quelle che erano la mia formazione, l’inclinazione e la mia passione: unire lo sport all’amore per il territorio e per la montagna e al management”, ha spiegato Antonelli, “un’incitazione a vivere la nostra terra a 360 gradi. Infatti ‘Live your mountains’ si occupa di management ed eventi, sviluppando servizi e attività che portano a vivere la montagna, guardando sia all’Abruzzo ma anche a fuori regione”.
Un bilancio positivo quello dell’edizione autunnale di “Officina L’Aquila” per il coordinatore generale Roberto Di Vincenzo, ma ora bisogna lavorare per il futuro: “Con questa edizione ‘Officina’ ha avviato la narrazione della città che sta nascendo, fatta di restauri di qualità che rappresentano un’eccellenza mondiale, ma anche di nuova vitalità data dal sistema associativo in tutti i suoi settori, che è riuscita a mantenere viva l’anima sociale della città e come ha detto il giornalista nostro ospite Carlo Cambi, amico da sempre dell’Aquila, a guardare avanti avendo, però, la capacità di guardare anche indietro, come avviene nel rugby. La Commissione europea”, ha aggiunto Di Vincenzo, “è rimasta sorpresa di quanto si sta facendo in questa città così duramente colpita dal terremoto e sta riflettendo sull’ipotesi di organizzare un’ iniziativa con Carsa per il decennale del terremoto a Bruxelles e lavorerà per massimizzare la conoscenza di questo processo di ricostruzione che è unico nel suo genere. Il nostro sguardo adesso, è rivolto proprio al decennale: vorremmo con le strutture territoriali pensare assieme a iniziative che costruiscano futuro da un punto di vista economico, culturale e sociale”.