VENEZIA – Con 543mila giovani che nel 2020 hanno lasciato la scuola dopo la licenza media, l’Italia è al terzo posto nell’ Ue per tasso di dispersione scolastica. Lo rileva la Cgia la quale evidenzia che le Pmi, specie del Nord, hanno difficoltà di reperire figure professionali di elevata specializzazione. E nei prossimi anni, con l’avvento della cosiddetta “rivoluzione digitale”, queste criticità rischiano di assumere dimensioni ancor più preoccupanti. Secondo Unioncamere del milione e 280mila nuove assunzioni previste dalle imprese tra luglio e settembre di quest’anno, quasi il 31% sarà difficilmente reperibile. Sono circa 400 mila posizioni lavorative inevase.
La dispersione scolastica in Italia è 8 volte superiore ai cosiddetti “cervelli in fuga”. Nel 2020, infatti, sono stati 543mila gli studenti che hanno abbandonato prematuramente la scuola contro i 68mila con un titolo di studio medio-alto che sono andati all’estero per ragioni di lavoro. Le cause della “fuga” dalla scuola sono principalmente culturali, sociali e economiche: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di fermarsi prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma. Talvolta l’abbandono può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va sottolineato il lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale che sono diventati un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti.
Nel 2020 l’Italia si è collocata al terzo posto tra i 19 paesi Ue per abbandono scolastico tra i giovani tra 18 e 24 anni: il 13,1% (543mila). Solo Malta (16,7%) e Spagna (16%) fanno peggio. La media Ue è al 10,2% (quasi 3 punti in meno che da noi). Tra il 2010 e il 2020 la contrazione del fenomeno in Italia è stata del 5,5%, pressoché in linea con la media UE (-5,2%). Il Sud registra i livelli più alti di abbandono: in Sicilia il 19,4%, poi la Campania (17,3%) e la Calabria (16,6%) dove, in 10 anni, l’abbandono scolastico è aumentato dello 0,6%. Le più virtuose: Abruzzo (8%), Friuli V.G. (8,5%), Molise (8,6%) e Emilia R. (9,3%).Il Nordest è l’area che soffre meno di questo fenomeno sia per l’incidenza percentuale di abbandono (9,9%) che per il più basso numero in termini assoluti di “uscite” premature dalla scuola (-77mila). (ANSA)