S.  ha grandi occhi azzurri, è coraggiosa, allegra, espansiva, ha una parlantina invidiabile. Conosce bene l’ospedale  di Teramo perchè, da un anno, vi ha trascorso molti giorni. Poi, il fastidio diventa pian piano più forte. Lei sempre più magra. Sempre più bianca con quegli occhioni che non ridono più.  Con la primavera il viso dolcissimo dipinge  una smorfia di dolore. La malattia è atroce. Improvvisa. Tremenda. Sconosciuta. Non si riesce a capire cos’è. Eppure questa è solo una delle storie dei tanti, tantissimi bambini che, ogni giorno, entrano nei reparti di  un ospedale. Mentre non c’è cura ne sollievo ne lacrime ne speranza per i bambini di tre quarti del mondo.
Questa è solo una piccola storia che ci insegna – volendo –  che se  è vero che tutti i bambini possono insegnarci molto, i bambini ammalati ancora di più. Ci dimostrano come, insieme, si può superare un ostacolo che può sembrare  grande, insormontabile. Ci fanno capire l’importanza di valori come l’amicizia, la solidarietà, l’accorgersi delle difficoltà dell’altro, nonostante le proprie difficoltà legate alla malattia.

Questa è una storia  che, volendo, può insegnarci che nei tempi di prova, è bene ricordarsi che non siamo soli, che qualcuno veglia al nostro fianco e ci protegge. Quando un dolore ci colpisce, siamo soliti rivolgerci al Signore con un tono quasi di rimprovero: “Dove sei ? Perché non poni fine alle mie sofferenze ?”. E sempre Dio ci risponde come rispose a Sant’Antonio tentato dal demonio: “ io sono qua con te. Ma aspetto di vederti combattere”.

Si può combattere con la preghiera. Come ci insegna una famiglia teramana che aveva una figlia di 10 anni con una grave malattia. I medici della Asl di Teramo, pur con generosità ed impegno, non riuscivano a capire cosa fosse. Fino a quando, dopo un anno di tentativi, prove, disperazione, angoscia, alla fine, in ospedale un medico disse: “Signora, chiami suo marito. Crediamo che il tempo per vostra figlia stia per finire”. 

Con il marito il medico fu più esplicito: “La malattia sta peggiorando. Pensiamo che la vostra bambina non passerà la notte, un’infezione  si è estesa e non risponde ai medicinali, non possiamo fare nulla”. Tutto il mondo cadde su quell’uomo. Che non andava a messa tutte le domeniche, che non pensava a Dio, che non era nel codazzo servile dei finti cristiani da rotocalco , che non fingeva di credere nei convegni dei pagani senza Dio. Ma quell’uomo era buono, generoso, aveva una fede grande. Uscì  dall’ospedale piangendo, lasciando la moglie sola, nel dolore, nello strazio infinito di chi non può far nulla. Lì, ai piedi di un letto, con una creatura che si spegne come una candela. Sola con la sua bambina, contando i minuti. E andò nel santuario della Madonna delle Grazie, antico monastero delle benedettine del 1153 , che era già chiuso, perchè oramai era scesa la sera.

Si aggrappò ad una delle  colonne per chiedere il miracolo e, poi in ginocchio davanti al portone, piangendo,  gridando, piangendo, tacendo,  piangendo, pregando la Madonna, combattendo tutta la notte per la salute della figlia. Implorò  per ottenere l’intercessione della Madonna. E il miracolo della guarigione della bambina.

Alle sette del mattino si aprì la porta della chiesa. Con le poche forze entrò a salutare la Madonna e tornò in ospedale. Quando arrivò cercò la moglie, non la trovò, e pensò: se n’è andata. La bambina dov’è ? Forse è morta. La Madonna non può farmi questo. Poi le trovò abbracciate l’una all’altra. La moglie, provata,  distrutta in viso, allargò il suo sorriso più bello e piangendo gridò: “La nostra bambina è guarita . Non so cosa sia successo, i medici dicono che… così, all’improvviso. La malattia non c’è più. La nostra bambina è guarita”. 

Questo miracolo per intercessione della Madonna delle Grazie, è solo uno dei tanti che avviene ogni giorno. Giovani che guariscono. Padri che cambiano. Madri che smettono di soffrire.  Perché la preghiera fa dei miracoli di cui spesso non ci accorgiamo. La preghiera va al centro della tenerezza di Dio, che ci vuole come padre e, quando non ci fa la grazia che chiediamo, ce ne farà un’altra che vedremo nella nostra storia. Ma noi, delle volte, chiediamo , ma lo facciamo senza voglia, senza combattere, senza amore , senza fede.

Maria è la Regina di tutte le Grazie. La Madonna delle Grazie (Mater Gratiarum) è uno degli appellativi con cui la Chiesa venera Maria, la madre di Gesù , nel culto liturgico e nella pietà popolare.  Tale titolo nasce dall’episodio biblico noto come “Nozze di Cana”: è Maria che spinge Gesù a compiere il miracolo, e sprona i servi dicendo loro: “fate quello che Lui vi dirà”. Maria è  Colei che porta la Grazia per eccellenza, cioè suo figlio Gesù. Specialmente questo secondo aspetto è quello che ha fatto breccia nella devozione popolare: Maria appare come una madre amorosa che ottiene tutto ciò che gli uomini necessitano per l’eterna salvezza. E’ Colei che, intercedendo per noi presso Dio (“Avvocata nostra”), fa sì che Egli ci conceda qualsiasi grazia.  Padre Pio in più occasioni ha sottolineato il valore della Madonna delle Grazie, incitando a fidarsi dell’amore di Maria per i propri figli e affidando a Lei tutti i propri drammi e richieste. Ma non sempre si è pronti per comprenderlo. Non sempre vogliamo comprenderlo. Dio ci lascia liberi. Dipende da noi.