Franco Iachini non è stato il salvatore della patria ieri – quando ha comprato la squadra del Teramo per “entrare” in città – e non è un ricattatore che usa la squadra del Teramo calcio per avere in concessione lo stadio per i suoi affari. Franco Iachini è, ed è sempre stato, un imprenditore che sta usando una strategia imprenditoriale per fare operazioni lucrose a suo vantaggio. Come fa ogni imprenditore. Tutto qui. Giusto così. Ha dei soldi – leciti – e li investe per fare altri soldi. Come tanti. Tutti sapevano, tutti sanno e hanno sempre saputo che il Teramo calcio era ed è uno strumento. Qualcuno si è inginocchiato alla sua corte, ed ha preso solo un pugno di ceci. Qualcuno ha pensato di usarlo ed è stato usato. Perché certamente il personaggio non è stupido.
Oggi questi giochini, questa pressione psicologica “minacciando di…”, offende la città, è una caduta di stile incomprensibile per uno come lui. Soprattutto perché lui la squadra la iscriverà ed i tifosi – soprattutto – che lo hanno capito, li ha persi per sempre. E protestano per questo, amareggiati, delusi. A volte anche esagerando sui social. Il suo “do ut des” – che manca di rispetto alla città dove “nisciun’ è fess’ – il Sindaco lo ha capito bene. Il soggetto lo ha ben presente da almeno un anno. Il soggetto lo ha capito benissimo. Per questo può anche andarci a cena. Ma non da solo. E sa benissimo che se cedesse oggi alle richieste di un privato, qualsiasi, sarebbe costretto a vivere con una spada di Damocle sulla testa. E, poi, non dimentichiamoci che è un esperto di materie giuridiche.
Dico questo perché vorrei provare a distinguere l’imprenditore dal presidente – come del resto Iachini stesso ha chiesto – e non farmi prendere dal caos del convulso dibattito in corso.
Un conto è il piano economico finanziario preventivo, ipotizzato per la gestione dello stadio comunale Gaetano Bonolis, dall’imprenditore Iachini. Proposto da lui, per un suo interesse privato, di cui non mi interessa nulla. Un conto, diverso e distinto, è la gestione della squadra del Teramo calcio che il presidente Iachini deve affrontare, con i suoi costi, con la sua storia centenaria e la sua tifoseria. Che mi interessa e che, da tifoso, da teramano, da imprenditore che può farlo, sento il dovere di sostenere anche economicamente, come posso, per quanto posso.
Fermiamoci al Pef: visto il piano presentato, le perizie specifiche effettuate e la relazione del responsabile unico del procedimento “stadio Bonolis”, per l’affidamento della concessione, realizzazione e gestione dello stesso, premesso che dei guadagni reali o presunti della società di Soleia srl di Iachini, al Comune e alla città non deve interessare nulla, l’unica domanda da porsi è: alla città di Teramo la proposta Soleia srl conviene?
Una domanda molto semplice, perché girarci attorno? Iachini è un imprenditore non un benefattore. Quello che fa – giustamente lo fa per il suo interesse, non per il “bene” della comunità. Ma alla comunità conviene cedere il “bene” stadio fino al 2080 dopo Cristo ? Per la città c’è un giusto ritorno, posti di lavoro, migliore qualità della vita, aspetto sociale, investimenti? -. La domanda è tutta qui.
Non basta scrivere “è antipatico”, non basta dire “ è scontroso” per bocciare una proposta. Non basta dire “non è tifoso ed ha usato la squadra”. Non basta scrivere con i 16 gradoni che “il Teramo calcio è diventato merce di scambio rispetto agli interessi personali di qualcuno”. Non basta dire a vanvera “speculazione”. Non basta scrivere quello che stanno scrivendo tutti, ma proprio tutti, i tifosi amareggiati per quello che – lo abbiamo letto tutti – viene considerato un voltafaccia. Tutte queste considerazioni sono comprensibili, ma fuori posto nella valutazione di una proposta imprenditoriale. Che non si misura con il tifo, con le emozioni o il sentimento.
Dobbiamo sorvolare il “do ut des” di chi crede che tutto sia in vendita. E chiederci solo se, per lo sviluppo della città, questo decentramento conviene? Dare in gestione quella struttura così imponente, così strategica, per così tanto tempo, in quella zona commerciale, dove dovrebbe venire il nuovo ospedale, alla città conviene?
E congruo per la città regalare ad un unico soggetto la possibilità di poter gestire e/o affidare le iniziative di cui si parla – centro coworking, centro medico diagnostico polivalente, campi da padel, mega bar, ristorante, sala per 3600 mq uno spazio immenso – negando di fatto ad altri imprenditori, soprattutto giovani, queste possibilità?
La mia risposta è NO. Se fossi ancora in consiglio comunale NON voterei questa proposta. Domani spiegherò meglio i punti poco chiari, e le 7 ragioni politiche e tecniche della mia scelta.