Decine di notizie assurde, violente, ci aggrediscono ogni giorno. Ma, ogni tanto ce n’è una che colpisce e affascina. Domenica lo stadio di Como non è riuscito a contenere l’alto numero di persone che avrebbe voluto partecipare alla beatificazione di una suora pressoché sconosciuta, oramai apparentemente dimenticata riconosciuta martire “in odio alla fede”. La richiesta di prenotazioni – da ogni regione e non solo dall’Italia – ha superato 10 volte i 3.000 posti disponibili diventati 5.000 utilizzando anche il prato .
Ancora oggi, 20 anni dopo i fatti, Suor Maria Laura Mainetti è ancora una figura attraente, che affascina il popolo di Dio, di tutte le età e condizioni di vita. E i credenti hanno un fiuto particolare per riconoscere quanti si manifestano come veri modelli di una vita secondo lo Spirito, persone che ci invitano ad andare al di là di un’esistenza monotona e annacquata, per aspirare decisamente a una misura alta di vita cristiana.
Eppure a ventuno anni dalla sua tragica morte, chi ricorda i fatti ? Chi ricorda il dono che Dio ci ha concesso, chi può cogliere l’insegnamento e la testimonianza fruttuosa che suor Maria Laura ci ha lasciato. Era il 6 giugno 2000 quando a Chiavenna tre ragazze, ammalate di solitudine, disgraziate, disorientate, senza ragioni per vivere, per compiere un presunto rituale satanico uccisero la religiosa con pietre e coltelli. Suor Maria Laura assicurò alle ragazze che non avrebbe detto a nessuno del loro gesto, ma quando capì che non si sarebbero fermate disse: “Io vi perdono”. Ancora oggi le sue parole sono un raggio di luce che squarcia le tenebre di quanto è accaduto.
Suor Maria Laura, che già allora si prendeva cura, con passione ed entusiasmo, dei giovani, i veri poveri, è stata fedele, per tutta la vita, al motto scritto fuori dalla cappella della sua casa: “Entra per pregare, esci per amare . Fa’ della tua vita qualcosa di bello per gli altri”. Anche la notte in cui fu uccisa era uscita convinta che la ragazza che l’aveva chiamata avesse bisogno di lei è stata disponibile al servizio dei piccoli del Vangelo e dei poveri. Ha accolto la volontà di Dio con semplicità e nella quotidianità, accanto al suo prossimo.
Suor Maria Laura è un modello credibile di vita cristiana, che affascina e attrae, perché vissuto nello scorrere dei giorni feriali. Fu uccisa perché suora, perché donna completamente donata a Dio. Non ha cercato il martirio in sé, ma lo ha assunto come conseguenza della sua fedeltà a Gesù Cristo nel segno distintivo del martirio cristiano che è la testimonianza luminosa della vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Suon Maria Laura ha accettato la croce, l’espressione massima dell’amore di Cristo per ogni uomo, segno di una vita che è un continuo uscire da sé, per essere protesi verso i fratelli, in piena gratuità. Quando bussavano alla sua porta, lei sapeva chi era: “È il mio Gesù!”, un’espressione dal vero sapore evangelico. Anche a chi era solito dirle “Vedo che hai tanti amici”, lei replicava: “No, no, è il mio Gesù”. Questo è il vero modello di un cristianesimo contemplativo, incarnato nelle relazioni e nelle attività, missionario, gioioso per la gioia di essere amati da Dio in Cristo e di amare Cristo negli altri, specialmente i poveri.
Proprio per questo suor Mainetti è stata, sorella e madre di tutti, donna delle beatitudini e donna eucaristica. La testimonianza della beata non deve essere solo un tesoro da custodire e di cui gloriarci, ma uno stimolo eloquente perché anche noi, attraverso viviamo in comunione, capaci perfino di giungere, proprio come suor Laura, al dono supremo del perdono. Una figura come Maria Laura, ci ricorda che la santità è urgente, necessaria, ma è anche possibile, attraente, vicina. Così la intende papa Francesco quando la chiama “della porta accanto… di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. Quando la vita di un cristiano si fa luce, questa illumina tutti, credenti e non credenti, persino gli uccisori.