TERAMO – La sfera femminile rischia di subire una forte recessione, in termini di diritti acquisiti che potrebbero tornare indietro di qualche anno a causa dell’impatto sociale della pandemia. E’ quanto è emerso questa mattina, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto ‘#COVID19: cosa è cambiato nella vita delle donne’, realizzato dalla Provincia di Teramo, in collaborazione con l’Università e numerosi partners di progetto. “Si tratta di un questionario – ha spiegato Annapaola Di Dalmazio del Servizio politiche sociali della Provincia, con la sociologa di UniTe Agnese Vardanega e la Consigliera delegata alle pari Opportunità Beta Costantiniche consentirà di analizzare in maniera scientifica i dati, del territorio provinciale, dell’impatto del Covid nell’universo femminile, per individuare le migliori azioni positive da mettere in campo per garantire un contesto paritario, nel pieno rispetto dei diritti di tutti”. I dati raccolti serviranno a misurare i nuovi bisogni e ridisegnare i servizi sociali, per utilizzare nel modo più utile i fondi messi a disposizione dal Governo e dall’Europa.

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La Provincia commissiona un’indagine: “Servirà a capire la reale situazione della comunità teramana e a ridisegnare i servizi sociali sulla base dei nuovi bisogni” Beta Costantini, consigliera con delega alle politiche sociali.

Teramo 20 maggio 2021. Com’ è cambiata la vita delle donne con la pandemia? A provare a dare una risposta aderente alla realtà della comunità teramana ci pensa la Provincia in collaborazione con l’Università e nello specifico con l’aiuto di Agnese Vardanega, docente di sociologia ed esperta di analisi dei dati.

“Abbiamo iniziato a pensarci un anno fa – commenta la consigliere delegata alle Pari Opportunità, Beta Costantini – quando si è evidenziato quanto il lockdown sanitario stesse impattando, in negativo, sulla vita delle donne. E ancora nessuno presagiva le nuove e pesanti restrizioni che avrebbero interessato metà della popolazione mondiale. Le voci delle donne, quella dei servizi sociali, le indagini dell’Istat, hanno certificato un fenomeno di pesante arretramento in termini di autonomia finanziaria mentre è aumentato a dismisura il carico di lavoro per figli, per la cura degli anziani, malati e disabili. La pandemia, insomma, ha mostrato tutta la fragilità di una struttura sociale con servizi pubblici inadeguati. A conferma di ciò anche la drastica riduzione delle nascite, in un Paese che era già agli ultimi posti per natalità. Indagare con puntualità questo fenomeno nella nostra provincia significa avere gli strumenti per ridisegnare i servizi sociali sulla base di nuovi bisogni. Arriveranno fondi straordinari dal Governo e dall’Europa: parte di questi devono servire a costruire dei contrappesi a favore delle donne: mamme, single, disoccupate, studentesse, o in cerca di lavoro”.

L’indagine è proposta sottoforma di questionario anonimo ed è destinato alle donne maggiorenni: si troverà in formato cartaceo nei seguenti punti di raccolta dove, grazie alla collaborazione dei partner di progetto, ci sarà un’ampia distribuzione: Commissione pari opportunità della Provincia, le Commissioni comunali per le Pari Opportunità, Ufficio scolastico Provinciale, Camera di Commercio; gli Ambiti sociali, la Caritas, le segreterie dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, la Comunità Montana del Gran Sasso, gli Ordini professionali; l’associazione L’Elefante ma l’elenco non è esaustivo.

Al questionario si potrà rispondere anche on line aderendo alla campagna di comunicazione sociale della Provincia che sarà diffusa via social e che sarà disponibile anche sul sito.

https://u.nu/s9p19

I quesiti posti riguardano vari aspetti della vita e in particolare il lavoro, la famiglia, la vita sociale: la rilevazione dei dati e la loro lettura sarà compiuta utilizzando i metodi propri della statistica. Il campione rappresentativo (con la giusta combinazione dei diversi target) è rappresentato da un migliaio di questionari.

E’ un bella iniziativa di partecipazione, con l’adesione di tanti attori che sono sul territorio – ha dichiarato Agnese Vardanega – come sapete siamo di fronte ad un’emergenza di tipo sanitario con ricadute economiche e sociali molto profonde, l’indagine vuole raccogliere informazioni per indagare queste cambiamenti sia per un aspetto accademico ma anche, molto praticamente, come indirizzare le politiche sociali. E’ rivolto a donne e ragazze, dai 18 anni in su. Ci interessa molto anche questo segmento, le giovani donne, studentesse, in cerca di lavoro. Insomma un quadro comparativo completo. Il questionario può essere raggiunto on line ma proprio grazie alla risposta che abbiamo avuto dal territorio ci sono punti di raccolta fisici in numerosi comuni per avvicinare anche le donne che non hanno dimestichezza con gli strumenti digitali. Questa fascia di popolazione è ancora molto alta e viene tagliata fuori da tutte le rilevazioni che sono prevalentemente on line. I punti di raccolta sono riconoscibili con la locandina affissa, i questionari sono anonimi nel rispetto della normativa sulla privacy”.

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