Era il 2 maggio 2015: esattamente sei anni or sono. Il Teramo vinceva a Savona ed il campionato di C, approdando in B.
Tranne qualche fugace apparizione (un paio in sette anni), non seguivo professionalmente il Teramo da 2.553 giorni, dal 4 maggio 2008 quando, nella gara inaugurale del nuovo stadio, fu battuto il Bellaria per 3-1, furono evitati i play-out (0-1 dopo il primo tempo) e fu centrata la salvezza pre-fallimento.
Si trattò di una scomparsa voluta da una certa parte della città, quella, proprio mentre era in voga, più che supportato, il “basket dei modaioli” poi scomparsi, sgretolatisi!
Essere lontano dallo stadio, non significò, comunque, non gioire per il Teramo Calcio: le vittorie in Promozione, in Eccellenza, in D e in C, le vissi da tifosissimo che aveva il privilegio di poterle narrare. Si trattava di vittorie & vittorie, quasi sempre vittorie, fino al 2 maggio 2015.
Due momenti, di quel Savona-Teramo, rimarranno sempre in me.
Il primo: accadde che, al triplice fischio di Guccini di Albano Laziale, nelle case di tutti noi entrò di forza un urlo a squarciagola del collega ed amico Francesco Di Francesco, con il quale avevo convissuto non so quanti anni allo stadio ed in giro per l’Italia. Era pazzo di gioia assieme ad un’intera città, quella che s’era trasferita in Liguria e quella che non potette farlo. Piansi da solo, in redazione, a Sant’Omero.
Il secondo: 3 maggio 2015, il giorno seguente. Mi squillò il telefono; Luciano Campitelli mi invitava, quasi implorandomi, a far parte della festa della domenica successiva contro l’Ascoli, quella alla quale parteciparono davvero tutti, modaioli ex basket inclusi.
Non andai come sempre avevo fatto in quei 2.553 giorni: non mi sembrò giusto.
Fu un triste presagio, purtroppo.