TERAMO – Per il secondo anno consecutivo siamo privati delle commemorazioni pubbliche e libere per il 25 Aprile e noi, nello specifico, della nostra manifestazione “la Resistenza in Marcia” che per intero ripercorre il “Sentiero della Libertà” dei partigiani teramani.
In questi ultimi anni, dove la distopia della politica ha raggiunto livelli di relativismo inimmaginabile, i simboli assumono un significato maggiore non solo per trasferire memoria ma anche per riflettere con diversa attenzione sul nostro presente.
Il 25 aprile teramano ha inizio il 25 Settembre del 1943 quando per la prima volta in campo aperto, disobbedendo ad un comando, si generò il primo conflitto a fuoco in campo aperto della Resistenza Italiana.
La località per storia è un luogo incantato, terra di briganti, esuli e nascosti oppositori, una montagna, i Monti della Laga, di confine che non a caso diventa la montagna dei partigiani, rigogliosa, piena d’acqua e animata da una innata attitudine alla disobbedienza.
In un presente, causa pandemia, di rinunce e precarietà nulla può essere paragonabile alle difficoltà di chi scelse la Resistenza armata fino alla perdita della propria vita.
Oggi che le conquiste della lotta di liberazione sono per la maggior parte incomprese si rimane sprovvisti nella lettura, tra le tante, delle mancanze istituzionali che dividono ancora il paese da chi ha accesso ad un sistema sanitario di serie A e chi di serie B.
Una Nazione che pratica la rimozione storica per sfuggire dalle responsabilità politiche, sociali e culturali.
“Ma il fascismo, – come scriveva Andrea Camilleri- che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un Virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità”
Giorgio Giannella – Presidente Provinciale Arci Teramo
https://www.youtube.com/watch?v=GRPi0eZxWkY
Musica e video di:
Marianna D’ama e Lorenzo Malloni