Palascapriano
Riceviamo e pubblichiamo
Siamo stati chiamati dal Comune di Teramo per la vaccinazione di un familiare iscritto nella categoria dei fragili, esattamente due giorni prima del vaccino. Chiedo in extremis, nella telefonata, dove poter reperire i moduli del consenso per evitare di compilarli in loco e per evitare intasamenti. Mi riferiscono che li avrei scaricati dal sito del comune di Teramo.
Al link http://www.comune.teramo.it/index.php?id=48&itemid=2175  manca completamente la parte dell’informativa (se esistente) e della quale si chiede l’avallo per la presa visione.
Una volta arrivati nella sede del Palazzetto dello Sport, sede della vaccinazione, comunico al personale che la persona da vaccinare non aveva firmato l’ informativa, perché non allegata, ed anche di conoscere il tipo di vaccino che sarebbe stato somministrato.
Risposta: l’ informativa non ce l’ha nessuno. Replico: e allora come possiamo dichiarare di averla letta?, e loro: “nessuno l’ ha letta!“, facendo spallucce.
Ore dopo, approfondendo la questione, scopro che il modulo a disposizione dei vaccinanti è incompleto.
Come è possibile omettere delle basilari nozioni nel rispetto della doverosa informazione dovuta?
Come è possibile che in loco non vi fosse una modulistica integrale e, se presente, ci è stata negata?
Come è possibile che i medici curanti non ne dispongano e se l’avessero non facciamo di tutto per metterci al corrente di ogni cosa?
Come è possibile che non siano direttamente interessati alla questione in maniera tale da poterla gestire come si dovrebbe, visto che siamo dinanzi ad un vaccino giovane?
A seguito dell’esperienza vissuta, chiedendo ad amici e conoscenti, vengo a sapere che in alcune farmacie tale informativa è disponibile ed è allegata al modulo del consenso.
Mancano le basi, insomma, e fino a quando è così per aspetti non essenziali, chiudiamo pure gli occhi… ma è davvero incredibile che facciano firmare un assenso di un qualcosa che non è posto agli atti!
Concludo con una citazione: “Una comunicazione che chiama in campo le istituzioni, le autorità regolatorie, i singoli operatori sanitari ed i media, tutti dovrebbero essere chiamati al compito, oltre che al dovere, di comunicare nella maniera più completa e corretta possibile e di mettere in comune, nella relazione con gli altri, ogni informazione possibile”.
L’agire comunicativo è una responsabilità etica, politica, istituzionale e deontologica, con effetti persuasivi  in grado di incidere concretamente sulla responsabilità individuale e su quella collettiva: si traduce in diritto alla salute – lettera firmata