PESCARA – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pescara Nicola Colantonio su richiesta della Procura della Repubblica di Pescara.
Agli indagati sono contestati reati contro la pubblica amministrazione, in particolare corruzione, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti. Eseguito anche il sequestro di beni per circa 50.000 euro, disposto sempre dal Gip su richiesta della Procura. Le indagini sono ancora in corso, con l’esecuzione di perquisizioni e l’audizione di persone informate sui fatti, e hanno a oggetto una gara pubblica di appalto, dell’importo di oltre 11 milioni di euro, recentemente aggiudicata dall’Asl di Pescara.
Inoltre, il Dirigente Sanitario, già candidato alle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Regione Abruzzo tenutesi nel mese di febbraio del 2019, nel corso delle indagini ha esplicitamente ammesso con alcuni suoi interlocutori di essersi adoperato in favore degli interessi illeciti della Cooperativa e dei suoi rappresentanti anche per accrescere il proprio consenso elettorale, e per precostituirsi per future competizioni elettorali un bacino di consensi tra le centinaia di dipendenti, di pazienti e dei rispettivi parenti delle società gestite dal rappresentante legale della Cooperativa. Nei lunghi mesi di indagine (anche supportate da mezzi di ricerca della prova di carattere tecnico), è stato possibile riscontrare un elevato tenore di vita dei protagonisti, in particolare del Medico, che ha sostenuto molteplici spese, in contanti, per importi considerevoli, comperando beni di ogni genere ed anche di elevato valore, per sé e per le persone a lui vicine, alcune delle quali coinvolte nella gara pilotata. Aspetto particolarmente stridente con l’odierna fase pandemica è rappresentato dal fatto che gli indagati, sebbene siano tutti operatori sanitari, in violazione delle vigenti normative in materia di contrasto alla pandemia dovuta al Covid-19, hanno effettuato numerosi viaggi in varie zone del Paese, in assenza di reali motivazioni e spesso servendosi di false attestazioni, anche solo per recarsi a fare shopping in grandi città, e si sono sovente incontrati per cene in case private, ricevendo ospiti in un numero maggiore a quello consentito anche in violazione del coprifuoco notturno. All’esito delle indagini, sono state, pertanto, deferite alla Procura della Repubblica di Pescara n. 6 persone fisiche, responsabili a vario titolo dei reati di cui agli artt. 319 (corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio), artt. 319 (circostanze aggravanti), 321 (pene per il corruttore), artt. 322 c. 2 (istigazione alla corruzione), 353 (turbata libertà degli incanti), 357 (nozione di pubblico ufficiale), 81 cpv (reato continuato), 110 (pena per coloro che concorrono nel reato) C.P.. Inoltre, è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Pescara la cooperativa sociale esecutrice dell’appalto, in relazione all’illecito amministrativo di cui agli articoli 21 e 25 comma 2° del Decreto Legislativo 8 giugno 2001 n. 231.
Nella vicenda il dirigente sanitario ha svolto funzioni di pubblico ufficiale nella gara, in quanto, oltre ad avere predisposto il capitolato tecnico della gara, avrebbe scelto i nominativi dei tre esperti del settore, che sono stati designati membri della commissione giudicatrice, tutte persone a lui strettamente collegate, personalmente e professionalmente, per poi condizionarli al fine di garantire al Consorzio l’attribuzione del massimo punteggio riconosciuto alle concorrenti per le offerte tecniche presentate. “Con il determinante apporto del medico, il Consorzio e la cooperativa vincevano la gara d’appalto, stipulando con l’Asl di Pescara un contratto di servizi, di durata quadriennale, riconoscendo somme di denaro e doni di varia natura (gioielli, orologi e beni tecnologici), al dirigente medico e ai membri della commissione di gara”. Inoltre, il dirigente Sanitario, già candidato alle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Abruzzo a febbraio del 2019, secondo gli inquirenti nel corso delle indagini ha esplicitamente ammesso con alcuni suoi interlocutori di essersi adoperato in favore degli interessi illeciti della cooperativa e dei suoi rappresentanti anche nell’intento di accrescere il proprio consenso elettorale, e segnatamente di precostituirsi per future competizioni elettorali un bacino di consensi tra circa 700 dipendenti e tra pazienti e rispettivi parenti delle società gestite dal rappresentante legale della cooperativa. (Adnkronos)