Lo abbiamo atteso per mesi, era l’Araba fenice della salvezza dal Covid, il vaccino, questo miracolo della medicina moderna, la chiave di speranza per sopravvivere e transitare dall’altra parte del muro dove un prato verde circonda una siepe che riporta, a caratteri cubitali, la frase “finalmente sei fiori”!

Siamo fuori dalla paura, finalmente, perché il vaccino è arrivato, diversificato perché molte sono le case farmaceutiche che lo producono, ma comunque genericamente valido, le differenze di efficacia sono nell’ordine di virgole centesimali. Noi italiani abbiamo acquisito nei millenni non solo conoscenze storiche, ma i crismi di resistenza a qualsiasi tipo di avversità, un mix di filosofia e di immunità che ci ha resi immortali per sempre: diamocela questa spinta di ottimismo, in fondo non costa niente!

Così, sospinti da questa brezza del mattino, ci siamo recati presso l’HUB di destinazione. Non ci siamo chiesti neanche quali sorprese, quali nascosti reconditi nascondesse questa parola: HUB! E abbiamo fatto male: perché in questa HUB il terminale si è rotto, le vaccinazioni non si possono fare, bisogna ritornare tutti a casa. La salvezza a Pescara è rimasta là, di là dalla siepe. Almeno per questa volta.

Pasquale Felix