Fabrizio Corona deve tornare in carcere. Certo non mi è simpatico. Certamente ha sbagliato. Certamente con il suo Corona Style è stato il simbolo di quell’Italia inutile e sballata, tra mignotte pronte a tutto e cocainomani truffaldini, su cui ho vomitato con piacere tante volte, merito di una fama che non conosce crisi, una fama che l’ex re dei paparazzi ha costruito comportandosi sempre come se fosse l’ultimo giorno della sua vita e che è riuscita a resistere perfino alla prova più dura: quella del silenzio. 47 anni. 15 anni buttati nel cesso tra manette, inferiate cibo schifoso e la puzza del carcere. Ma Corona ancora oggi sa come far parlare di sé, e spesso questo non avviene nella maniera più “salutare” possibile. I social sono poi lo specchio di quella che è l’opinione pubblica, ed anche sotto questo punto di vista per Corona ci sono tante gatte da pelare. In sintesi sarei lieto di scrivere : “Buttate la chiave”.
Ma non questa volta. La decisione del tribunale è frutto della violazione di due diffide e delle prescrizioni imposte dai domiciliari. Ora Fabrizio Corona rischia di restare a lungo in carcere, cioè fino al 17 settembre 2024. E non sono d’accordo. A mio avviso è ovvio che Corona è vittima di un problema di salute. E del resto a ottobre 2015 ottenne il primo affidamento terapeutico. Revocato. A febbraio 2018 ebbe un affidamento provvisorio per potersi curare. Revocato. E poi ancora a novembre 2018. Revocato. Infine, nel dicembre 2019 l’uscita dal carcere con detenzione domiciliare era “per curarsi da una patologia psichiatrica”. Revocato per una serie di violazioni delle prescrizioni, tra cui le comparsate in tv e l’uso dei social network.
Ma non si può mandare in carcere una persona perché usa i social e va in tv. Questo è il suo lavoro. Fabrizio Corona ha anche l’obbligo di mantenere la famiglia. La domanda è: oggi quest’uomo è un’altra persona rispetto al 2007 ? Corona non è di certo pericoloso e allora perché privarlo del diritto ai domiciliari e alle cure ? Le violazioni “andare in Tv” secondo me non sono tali da sopravanzare l’importanza del percorso di cura che sta seguendo, fatto di relazioni di esperti psichiatri che sono tutte positive. Interrompere questo percorso significherebbe buttare via il lavoro fatto finora ? Ricordo a me stesso, e copio da internet, che ci devono essere importanti motivi per decidere il ritorno in carcere di una persona, primo tra tutti deve essere a rischio la sicurezza pubblica. Questo malato rischia di ritornare dietro le sbarre invece per aver utilizzato i social, che per lui sono il suo lavoro. Non vorrei fosse vero che i giudici, e non solo i giudici, sono intrappolati nello stereotipo dell’imputato e condannato di 14 anni fa. Non sarebbe giusto. Tutti cambiano. 14 anni sono passati e non sono pochi.
Penso a tanti condannati per omicidio, bastardi mafiosi, criminali, rimessi in libertà. Penso a Francesco Polidori, il fondatore di Cepu, che ha omesso di pagare imposte e ritenute per vent’anni. Ha distratto i fondi aziendali prima di fare fallire le società. Ha creato un debito di oltre 180 milioni di euro, evadendo circa 140 milioni. Ha messo in mezzo alla strada 200 persone. E’ finito ai domiciliari.
Ma è un modello negativo. Ha esagerato in tante occasioni. Ha perso la dignità in tante occasioni. Ha violato le norme anti covid. Ma è violento nel parlare. Ma incita i giovani a reazioni violente. E ci metto pure che è ricco, bello e si è scopato un sacco di belle cocche, il che lo rende maledettamente antipatico. E baciava anche Lele Mora il perverso. Tutto vero. Ma non basta per negargli la possibilità di una cura. O è malato e va curato. O il Tribunale di Milano sbaglia da 7 anni. Io dico: piuttosto che rimandarlo in carcere gli si dia una mano per recuperarlo. Dite ciò che volete da è un essere umano, non un criminale. Lo prenderei a calci in culo fino a Pescara ma non è un criminale, con i capelli bianchi, malato, infelice. E chiedo “pietas” .
Leo Nodari