TERAMO – La decisione della Regione Abruzzo di intervenire con la chiusura di tutte le scuole primarie e secondarie è figlia di una mancata programmazione e di una mancata visione strategica sul ruolo dell’istruzione nella ripartenza del Paese. E, cosa ancor peggiore, non ha la minima idea circa la scadenza del provvedimento adottato: siamo davanti alla prima ordinanza senza scadenza. Un fatto di una gravità assoluta, a testimonianza di un’istituzione in bambola.
Il “patto sociale” alla base della riapertura dei plessi scolastici, prevedeva che non ci si sarebbe più dovuti fermare, salvo il precipitare della situazione: la scuola come presidio necessario, l’ultimo a dover chiudere solo in caso estremo, come potrebbe essere un nuovo lockdown. E invece, in questi giorni, si assiste ad un governo regionale che strumentalizza il dramma di attività commerciali chiuse da tanto tempo, proponendo riaperture evidentemente forzate e pretestuose; dall’altro, tratta l’istruzione come un interruttore da poter spegnere e accendere a piacimento, facendo figli e figliastri anche all’interno del mondo della scuola.
Qual è il messaggio che si vuole mandare ai nostri concittadini? Qual è la vera situazione del nostro territorio? Davanti ad una simile comunicazione contrastante delle istituzioni, come ci si può sorprendere se poi i corsi cittadini sono pieni?
Inoltre la decisione di escludere dall’ordinanza tutto il mondo dello 0-6 è incomprensibile: i protocolli sanitari applicati fino ad ora non prevedono l’uso delle mascherine per i bambini e le bambine; l’attività in questa fascia di età è fatta soprattutto di un contatto fisico e di un calore umano che evidentemente espongono ad un rischio maggiore. Eppure, eccoli i figli di un dio minore, o meglio ecco la più retrograda
visione per cui lo 0-6 equivale a poco più di un’attività di babysitting.
La Regione torni indietro immediatamente sulla propria decisione e faccia chiarezza: se ritiene necessaria la chiusura di tutte le scuole, allora estenda il provvedimento anche alle scuole materne e agli asili nido. E, contemporaneamente, stanzi le risorse necessarie: per il supporto alle famiglie, perché non è pensabile che ancora una volta chi ha i figli fino ad i 14 anni paghi un prezzo doppio, dovendo scegliere tra lavoro e
genitorialità e per il supporto a tutti i lavoratori del mondo della scuola, che non si esaurisce solo nella docenza e personale amministrativo, ma riguarda anche lavoratrici e lavoratori delle mense e dei trasporti.
Questi ultimi, già nei mesi del primo lockdown hanno pagato un prezzo salatissimo, a cui si sono aggiunti ritardi devastanti nell’erogazione dei sussidi allora previsti. Oggi hanno bisogno di certezze: sia sul quantum che sui tempi delle erogazioni che dovranno essere tempestivi, per evitare drammi sociali. Senza tutto questo, la decisione del Governo Marsilio sarà un misto di demagogia e di resa alla realtà dei fatti, da parte di chi ha preso decisioni estemporanee senza saper valutare le ricadute più complesse che da tali provvedimenti naturalmente succedono – Andrea Core Assessore alla Pubblica Istruzione –