TERAMO – Con la relazione del prof. Massimo Baldacci, docente di Pedagogia presso l’Università di Urbino, venerdì 19 febbraio ’21 si sono conclusi gli incontri di formazione organizzati da Proteo e dalla FLC CGIL per i docenti ed il personale scolastico delle scuole abruzzesi e molisane. E’ stato un momento particolarmente importante e significativo durante il quale si è affrontato il tema: ‘formare per competenze, per quale scopo?’. Oltre 170 corsisti hanno ascoltato  con grande attenzione e partecipazione la lezione del prof. Baldacci il quale ha posto al centro della propria riflessione la necessità di problematizzare i temi in modo da uscire dal dogmatismo. La sua riflessione ha affrontato tre ambiti: cos’è la competenza; le competenze nella didattica scolastica; la cornice culturale entro la quale collocare la didattica per competenze.

Sul primo tema  la competenza è stata individuata come  un sapere, un saper  fare ma anche sapere quel che si fa (comprendere i principi alla luce dei quali si opera) cioè saper pensare. Richiamando John Dewey , si è detto che la scuola deve intendersi come un laboratorio (sede dove si pensa quello che si fa) e non semplice officina (sede esecutiva). I cambiamenti per la didattica sono un processo che si distende nel tempo, con obiettivi di breve e lungo termine che richiamano la costruzione di abiti mentali (apprendimento collaterale, sicuramente duraturo) intesi come modi di ragionare, modi di apprendere, di vedere le cose, ecc. Da questo punto di vista le competenze suggeriscono criteri  per raggiungere obiettivi di II livello (quelli duraturi), gli abiti mentali, appunto. Per dirla ancora con Dewey: l’educazione esige  che si sappia guardare lontano.

Sul terzo punto (le cornici culturali), il prof. Baldacci ha ricordato che ogni pratica didattica ha significato nel contesto nel quale si opera. Alla nozione di capitale umano  che declina le competenze sul versante della produzione (scuola fabbrica di capitale umano, con produttività, neoliberismo e individualismo quali riferimenti), bisogna contrapporre  quella di sviluppo umano. Dove al centro dell’azione educativa c’è la persona e i sui diritti. Anche l’economia deve servire per questo fine, occorre espandere le libertà sostanziali  dell’individuo introducendo il concetto di capacitazione, cioè la capacità di avvalersi  delle opportunità esterne attraverso un costrutto di competenze consolidate, per espandere i propri diritti. In questa prospettiva  occorre per ogni alunno il tempo necessario per il proprio sviluppo; determinante è la motivazione che è correlata all’autostima, bisogna rifuggire dalla smania valutativa,  è necessario mettere in relazione le discipline con le competenze.

A queste sollecitazioni è seguito un interessante dibattito coordinato dalla presidente di Proteo Chieti, Liliana Rapposelli,  durante il quale sono emerse stimolanti riflessioni. I lavori sono stati conclusi da Fabrizia D’Urbano del coordinamento FLC Abruzzo Molise, che ha richiamato i temi affrontati nei diversi incontri sottolineando l’importanza della formazione, anche in tempi difficili come quelli attuali, vera leva strategica per affermare una scuola pubblica di qualità nella quale si formino cittadini capaci di orientarsi nella complessità.