TERAMO – Inarrestabile Ternana; Avellino e Bari provano ad inseguirla (si fa per dire…) ma, di fatto, ne hanno perso le tracce da un pezzo. Nel mezzo, in cinque o sei a fare a spallate per risalire la china ed entrare tra le prime dieci ed altre per non farsi risucchiare nell’inferno dei play out. In fondo Paganese, Cavese, Bisceglie combattono per la sopravvivenza e per cercare di evitare un brutto piazzamento nella griglia play-out.

C’è, ovviamente, il Teramo, che dopo un anno perde in casa (8 marzo 2020 contro la Virtus Francavilla). Per Massimo Paci tante le assenze in difesa, ma le magagne sono venute anche da altri settori. Il Potenza, disposto in campo con il 4-3-1-2, come da noi paventato alla vigilia, davanti a Marcone ha schierato la coppia centrale Noce-Gigli ed ai lati, a destra, Coccia e a sinistra Panico, peraltro molto propositivi. Davanti alla difesa, Bucolo intercettava una miriade di palloni ed alla sua destra Coppola faceva filtro e rilanciava, alla sua sinistra, Sandri, con Ricci rifinitore a supporto del lungo centravanti Romero e dell’ancora validissimo Mazzeo.

Il Teramo, con il 4-4-2 come non avremmo mai pensato, davanti a Lewandowski ha schierato CostaFerreira che aspettava Panico e come centrali Diakite e Trasciani, in perenne sofferenza su Romero e Mazzeo, con Di Matteo a sinistra per la sua prima di campionato. Ovvio che sia rimasto quasi bloccato, con scarsa partecipazione al gioco. A centrocampo, da destra, Ilari, però accentrato a marcare Sandri, con centrale Arrigoni che se la vedeva con Bucolo cercando di ribaltare la manovra. A sinistra Santoro che ha giocato per due, recuperando e smistando tanti palloni ed operando diverse percussioni palla al piede, tenendo in sofferenza il suo dirimpettaio Coppola. A sinistra Cappa se l’è vista con Coccia e poi Ricci, il trequartista, praticamente sempre libero, perchè se lo “passavano” tutti senza mai averne uno stabile addosso. Fluttuava tra le linee creando il due contro uno nella zona di Arrigoni e aprendosi sulla fascia sinistra, quando Costa Ferreira, avanzando, risucchiava Diakite dalla difesa, indebolita ulteriormente e rendendola orfana dello stesso sui cross. Tatticamente non eravamo messi bene.

Ilari si è dovuto sacrificare oltre che su Sandri,  anche sulle avanzate di Panico, scalando verso la fascia con Costa Ferreira che rimaneva bloccato dietro e con Arrigoni che scalava su Sandri. Le reti son venute nella zona di Costa Ferreir:; con l’incursione di Panico e cross per la inzuccata di Romero poi ancora in quella zona con Ricci che impegnava Lewandowski in angolo, dal quale scaturiva la rovesciata di Ricci.

Non si possono avere Costa Ferreira a destra ad aspettare un difensore (Panico) con Di Matteo a sinistra a non marcare nessuno quando poi, in mezzo al campo, gli avversari erano in 4 contro 3, oltre ai loro difensori esterni Coccia e Panico che offendevano fino alla trequarti: praticamente un 6 contro 3. Perdevano due uomini. Poi, lo spesso Romero si abbassava a centrocampo e rifiniva per Mazzeo e Ricci che si inserivano al suo posto. Così è stata la gara.

Avremmo dovuto giocare anche noi con il 4-3-1-2, con un centrocampista in più ed un esterno in meno; avremmo avuto un interdittore e un costruttore in più in mezzo al campo e avremmo giocato alla pari anche numericamente. Avremmo potuto giocare con Bombagi dietro alle punte e con uno dei due attaccanti esterno per costringere Panico alla marcatura, vietandogli le scorribande offensive. Ma questa è tattica e onestamente di questi accorgimenti, per disputare una partita diversa, non ne abbiamo visti.

Ora si dirà che in difesa avevamo degli assenti, ma anche il Potenza ne aveva (Conson, Sepe e Di Somma), e non venite a dirci che i moduli non contano. Ieri avevamo quello sbagliato e abbiamo perso; l’impegno, come sempre, ci è stato, ed un bravo particolare va a Santoro e ad Arrigoni, anche al giovane Kieremateng, che si è “mangiato” un gol clamoroso, ma da “vivo”…

Non vorremmo essere stati così tanto severi, ma è quello che abbiamo visto in campo. La situazione si fa davvero dura. Arrivederci alla prossima – Diego Di Feliciantonio