Così ci annientano, devono permetterci di lavorare altrimenti sarà la fine”. La botta di San Valentino si è fatta sentire. Anche il morale conta per gl imprenditori che vivono di ristoro: bar, pub, ristoranti. E di Turismo. Come andrà a finire. Ad un anno dal primo turista del nord che portò il coronavirus in un ristorante di Roseto ora, ancora, si parla di un nuovo lockdown e sarebbe un disastro. Quando finirà ?
Non finisce più l’annus horribilis della ristorazione e del turismo. E’ passato 1 anno da quei primi Dpcm che imponevano la chiusura dopo le prime sommarie notizie di un virus che imperversava, colpiva e faceva morti. A 1 anno di distanza speriamo davvero che della grande tradizione della ristorazione italiana di qualità non rimanga solo un ricordo. In venti si sono riuniti per un’azione legale collettiva, l’obiettivo è ottenere l’annullamento delle restrizioni più dure “Un altro mese così e sarà un disastro assoluto” gridano i tanti ristoratori teramani intervenuti all’incontro stampa a Pescara con il prof. Enzo di Salvatore professore di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Teramo. L’Associazione ristoratori e produttori abruzzesi “Aria Food” ha lanciato un grido di allarme per la crisi del settore. Una strada percorribile sarebbe quello della giustizia amministrativa, ovvero la via del Tar, per annullare le ordinanze di divieto nella parte in cui essi non consentono l’esercizio delle attività nelle ore serali in zona gialla e al Tribunale civile per ottenere un ristoro adeguato rispetto alle perdite subite. Si chiede per la zona gialla, che sia autorizzato l’esercizio delle attività a pranzo e a cena con chiusura dei locali alle 23,30 e per la zona arancione, che sia autorizzato l’esercizio delle attività per mezza giornata, consentendo al ristoratore di optare tra il pranzo e la cena.
Si cerca di non mollare ma la situazione per molti ristoratori in Abruzzo è molto difficile.
Lo spettro del prolungarsi del lockdown agita il sonno delle imprese già in forte sofferenza dalla primavera scorsa. “La riduzione degli orari di alcune attività insieme ad altre restrizioni al tessuto economico stanno producendo un impatto negativo su vasti settori già colpiti, costituiti da imprese che faticavano a riprendersi dalla chiusura forzata degli scorsi mesi – afferma Marcello Schillaci, storico “cantiniere” della Locanda di Porta Romana e strenuo difensore delle tradizioni gastronomiche teramane-. “Una cosa è certa” riprende “Se ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie non avranno più clienti, gestori e titolari dovranno cambiare mestiere. L’idea che questi luoghi potrebbero trasformarsi in “buchi vuoti” dovrebbe far rabbrividire chiunque”.
Valerio Di Mattia del Palmizio di Alba Adriatica e presidente di “Aria” sostiene che “I tempi sono scaduti, se davvero i nostri locali dovessero rimanere chiusi per un altro mese in queste condizioni sarà un disastro assoluto. Tanti di noi non riapriranno. Una volta tanto, sarebbe stato importante anticipare il problema, non rincorrerlo! Una riflessione seria è necessaria per scongiurare lo stato di precarietà economica al quale vanno avviandosi migliaia e migliaia di famiglie in Italia costrette da troppo tempo all’inattività. Difendere insieme a tanti colleghi ristoratori la propria dignità professionale, proteggere la stabilità economica di migliaia e migliaia di famiglie, continuare a garantire un futuro ai propri figli non può essere considerata una azione mossa contro qualcuno. Questa nostra iniziativa di confronto giuridico testimonia la volontà di riaffermare diritti fondamentali che vanno garantiti e che danno senso alla vita di uno stato democratico” sostiene il presidente della associazione “Aria”. Daniele Zunica, leader del turismo abruzzese e patron dell’omonimo albergo-ristorante di Civitella del Tronto (Te), sentenzia: “Senza un taglio dei costi, attività come la mia rischiano di chiudere”. E annuncia: “Siamo pronti anche allo sciopero fiscale, serve una moratoria delle tasse fino alla fine del 2021” Ed è un fiume in piena “la politica dell’attuale Governo verso il mondo degli Hotel, dei Ristoranti, dei Bar, ecc…, non distrugge solo le imprese ma annienta la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, anche da un punto di vista psicologico! La situazione è gravissima e rischiamo di distruggere tutto l’investimento che abbiamo fatto sulla formazione dei nostri collaboratori e disperdere definitivamente il lavoro di tanti anni!! Aziende come la mia, con 140 anni di attività e di tasse pagate, potrebbe chiudere per sempre. Non posso continuare ad esercitare un’attività per la quale non vedo ritorno. Si è rotto il circuito virtuoso dei pagamenti in filiera: i clienti non vengono e di conseguenza non pagano, io non pago i fornitori, i fornitori non pagano a loro volta i loro fornitori… ma dove andremmo a finire? No, questo non possiamo permetterci che accada, sarebbe la fine”.