BELLANTE – Commemorazione quest’oggi a Bellante dei Martiri delle Foibe con il Giorno del Ricordo (che si celebra il 10 febbraio). Iniziativa organizzata dall’associazione culturale Nuove Sintesi e che ha visto la presenza dell’assessore comunale Teresa Di Berardino.
Ecco la commemorazione:
Ecco l’intervento dell’associazione Nuove Sintesi:
“Il giorno del ricordo non vuole essere solamente la commemorazione delle migliaia di vittime delle stragi compiute dai partigiani comunisti del dittatore Jugoslavo Tito, di cui la foiba divenne il più atroce simbolo.
Così come non è soltanto l’amara ricostruzione del calvario che affrontarono 350000 istriani, fiumani e dalmati che a più ondate abbandonarono le terre in cui vivevano radicati da secoli per affrontare le umiliazioni del Treno della Vergogna e dei Centri Raccolta Profughi, ove potè accadere che una neonata morisse di freddo.
Il Giorno del Ricordo vuole soprattutto essere un tributo all’italianità dell’Adriatico orientale, oggi rappresentata da una comunità autoctona nettamente minoritaria, ma monumenti, tradizioni orali e testi scritti accertano l’appartenenza di quelle terre al mondo di lingua, cultura e storia italiana.
In quest’anno dantesco giova ricordare che il Sommo poeta includeva le parlate istriane nella rassegna linguistica del “De Vulgari Eloquentia” e che nella “Divina Commedia” poneva i confini d’Italia “a Pola presso del Camaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna”.
Comunisti jugoslavi e nazionalisti croati hanno scalpellati i leoni che attestano la presenza italica fin dai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia; i bombardamenti anglo americani nella Seconda guerra Mondiale hanno raso al suolo le architetture di foggia veneta Zara, capoluogo della Dalmazia, deportazioni verso processi ed esecuzioni nelle foibe e paura della dittatura comunista che andava consolidandosi, hanno svuotato Fiume, nonché villaggi e città dell’Istria, tanto lungo la costa abitata in prevalenza da italiani, quanto nell’entroterra in cui prevaleva l’elemento sloveno o croato.
Terribili sciagure hanno devastato nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale quelle terre conquistate a costo di immani sacrifici dall’Italia durante la Prima Guerra Mondiale che fu una vera e propria quarta guerra d’indipendenza necessaria per portare a compimento il percorso di unificazione nazionale avviatosi nel Risorgimento.
Ma anche dopo la fine delle ostilità le deportazioni, le uccisioni mirate e le stragi compiute dagli apparati della nascente Jugoslavia comunista non si fermarono: l’annientamento del ricostituito Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, il martirio in odium fidei di Don Bonifacio e la carneficina di Vergarolla rappresentano soltanto gli esempi più clamorosi di una stagione di odio nei confronti di tutto ciò che rappresentava l’Italia.
Il Trattato di Pace del 10 Febbraio 1947, il Memorandum di Londra del 1954 ed il Trattato di Osimo del 1975 furono le tappe in cui cupidigia di servilismo, mancanza di attenzione per la difesa degli interessi nazionali ed accondiscendenza nei confronti del dittatore Tito portarono alla definizione di un confine che snaturava l’omogeneità di una regione e marcava inesorabilmente il distacco dalla propria terra di origine per migliaia di famiglie istriane, fiumane e dalmate di ogni estrazione sociale e politica.
Rispetto a chi nega, minimizza, giustifica o irride queste pagine di storia nazionale che la legge istitutiva del Giorno Del Ricordo del 2004 ha voluto invece finalmente celebrare, noi vogliamo ricordare con rispettoe e compostezza la morte, la disperazione e l’esilio di migliaia di nostri connazionali”.