TERAMO – Turno infrasettimale con qualche sorpresa, nel girone C. Nella partita di ieri delle 12:30 vince nuovamente la Casertana, contro il Potenza, con una rete di Rosso e dopo la sconfitta di misura di Foggia, riprende il proprio percorso vincente. La Virtus Francavilla supera 2-1 la Vibonese: ancora Castorani (sempre lui) sigla la  prima rete, alla quale segue il raddoppio di Sparandeo. Accorcia La Ragione al 90°, a gara praticamente persa. Pareggia la Ternana a Palermo: in vantaggio con una gran rete di testa di Lucca, su cross di Accardi, i rosanero si fanno raggiungere dal solito Falletti. Giusto il pari. Ossigeno puro la vittoria di misura di una Paganese che non ti aspetti: con grande ardore, va in vantaggio contro il Catanzaro (Raffini al primo della ripresa e poi, di rimessa, sciupa altre occasioni: resiste bene al ritorno dei giallorossi, svantaggiati da un campo impossibile e con Jefferson che sciupa la palla del pari. La Viterbese, contro la Turris, torna alla vittoria (2-0) con le reti di Baschirotto e di Tounkara, all’ultimo istante, tirandosi, per il momento, fuori dalla zona play-out. Il Bari è in crisi profonda: dopo la sconfitta di Teramo rischia di perdere anche con la Cavese in casa, ancora in goal con Bubas, dopo la doppietta di domenica. Si salva a pochi minuti dal termine, la squadra ancora di Auteri la cui posizione traballa di brutto, grazie a D’Ursi. Non ne approfittano  i lupi d’irpinia, che pareggiano a Bisceglie: locali in vantaggio con Cecconi e raggiunti da Bernardotto. In Juve Stabia-Catania, Scaccabarozzi illude i campani prima che Maldonado impatti per l’1-1 finale. Ha riposato il Monopoli, che domenica incontreremo al Bonolis.

Foggia-Teramo. Non abbiamo assistito ad una partita entusiasmante, anche perché, per vederla, bisogna essere in due a giocarsela. Il Foggia non lo ha fatto, addormentandola con un “gioco di posizione” teso al solo controllo e a tenere bassi i ritmi, vuoi per una malcelato timore del Teramo, vuoi per la stanchezza di partite ravvicinate. Le due squadre non hanno concesso nulla: è stata una partita tattica, con tante coppie e tanti duelli quasi sempre terminati alla pari, senza vincitori. Per il Foggia, in difesa, centrali Gavazzi e Anelli su Pinzauti; per il Teramo, centrali difensivi Soprano e Piacentini su D’Agnello e Curcio. Sulla fascia sinistra biancorossa Tentardini aspettava Kalombo, che non ha svolto il suo solito lavoro di spinta, perché sacrificato in marcatura su Costa Ferreira; quando ha provato a spingere lo aspettava Tentardini. E’ il problema di tutte le squadre che giocano con la difesa con tre centrali, contro squadre con punte larghe sono costrette ad abbassare un esterno di spinta in marcatura (nel caso, Kalombo) per non giocare gli “uno contro uno”, perdendo, inevitabilmente, la spinta in avanti. Alla fine è stata quasi una difesa a quattro. Quando Costa Ferreira era libero scalava su di lui Anelli, centrale di destra e sulla fascia destra si incontravano i due esterni d’attacco, Vitturini contro Di Jenno con Bombagi largo, preso da Galatofiore, centrale di sinistra e raddoppiato da Di Jenno. Sugli esterni, pertanto, quattro uomini per parte a contendersi le due fasce. Nel mezzo i due metodisti, Arrigoni e Salvi, si guardavano a distanza, potendo così raddoppiare su tutti, con il solo disturbo in prima battuta di Curcio, da un lato, e di Pinzauti dall’altro. Santoro, alla destra di Arrigoni, si è confrontato con D’Andrea, “nascosto” a centrocampo ma attaccante vero; ecco perchè l’ex rosanero non ha potuto svolgere il suo consueto lavoro di inserimento, sacrificandosi in marcatura ed annullando l’avversario. Ha formato insieme, a Vitturini e Bombagi, la catena di destra. Alla sinistra di Arrigoni, Mungo, che con Tentardini e Costa Ferreira hanno costituito la catena su Garofalo e Curcio, annullandosi a vicenda, visto che nel loro centro destra, Kalombo, era impossibilitato a spingere.

La partita è scivolata via così. Nessuno dei due allenatori ha provato a cambiare l’inerzia della gara, magari cambiando modulo in corsa per mettere in difficoltà l’avversario (un modo c’è sempre – ndr): entrambi, però, si sono assuefatti “cristallizzando”, di fatto, la partita. Gioco lento, mai un cambio di gioco. Si è spesso assistito a scambi stretti del Foggia, a tre, quattro elementi, col Teramo pronto a soffocarli con più elementi che stringevano sul portatore, recuperando palla per poi perderla sul contropressing rossonero. Si è creata tanta densità, a volte con otto uomini, e non si riusciva ad uscire dal “traffico” per cambiare gioco dalla parte opposta, dando ampiezza alla manovra. Solo un acuto: una giocata individuale poteva risolvere la contesa. Non abbiamo visto il solito Foggia, in casa spesso arrembante: è rimasto invece posizionato “basso”, in attesa del rilancio lungo, anziché costruire da dietro per evitare il pressing dei biancorossi, spesso “alti”.

Marchionni non ha voluto rischiare, e lo si è capito ancora meglio quando, nella ripresa, ha richiamato in panchina Salvi, D’Agnello e Curcio per coprirsi con Vitale e Morrone, elementi di interdizione.