PESCARA – “Vittoria di Unione Inquilini! Per primi avevamo infatti denunciato, come la Corte Costituzionale ha confermato, l’illegittimità di alcuni commi degli articoli n. 2 e n. 4 della legge n. 34 della Regione Abruzzo del 31 ottobre 2019, sui criteri di assegnazione degli alloggi popolari”. Esulta l’Unione Inquilini dopo la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, della legge regionale sulle case popolari. In una nota, l’associazione sindacale scrive, infatti, che “La Corte ha dichiarato illegittimi, ai fini della richiesta della casa, due criteri: l’innalzamento del punteggio basato sulla storicità della residenza e la non applicazione dell’autocertificazione per la dichiarazione di non possidenza immobiliare. Inoltre è stata dichiarata estinta la materia della condanna penale di un congiunto come causa di non diritto all’alloggio, anche per i figli minori”.
A sollevare la questione di legittimità è stato il Governo, in seguito alla richiesta dell’Unione Inquilini, con il segretario nazionale Massimo Pasquini e il coordinatore regione Abruzzo Walter Rapattoni, che ha presentato osservazioni scritte sulla legge regionale. “Siamo soddisfatti per la sentenza della Corte perché snatura tutto l’impianto della Legge regionale – ha detto Rapattoni. L’aumento del punteggio, assegnato dalla storicità della residenza, avrebbe sfavorito le persone immigrate. Sul requisito di non possidenza all’estero, discriminatorio per persone provenienti da paesi in cui è difficile ottenere questi documenti, si sancisce che è valida l’autocertificazione come per tutti i cittadini. Solo chi non ha la residenza fiscale in Italia è obbligato a fornire una documentazione ulteriore”.
“Con la precarietà alloggiativa peggiorata a causa della pandemia e la richiesta sempre maggiore di alloggi pubblici invitiamo la classe dirigente a evitare giochini per mettere l’uno contro l’altro le persone, ma a lavorare e seriamente per attivare politiche abitative strutturali” è il commento del Segretario nazionale Massimo Pasquini.