ROMA – A causa del Covid-19, la produzione normativa italiana e’ esplosa: tra circolari, ordinanze, decreti, Dpcm, leggi, linee guida sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, etc., sono 450 le misure legislative approvate a livello nazionale in poco meno di un anno. Lo sottolinea l’ufficio studi della Cgia, precisando che tra le 450 norme conteggiate non sono incluse le faq del Governo e gli accorgimenti normativi anti-Covid che, sempre in questo periodo, sono stati approvati anche dalle Regioni e dagli Enti locali. La Pubblica amministrazione piu’ prolifica in materia normativa e’ stata il Ministero della Salute con 170 provvedimenti. Seguono la Protezione civile con 86, il Ministero dell’Interno con 37, l’Inps con 36, il Commissario per l’emergenza da Covid con 35 e l’Inail con 8.
Ad aver costretto le amministrazioni a deliberare in misura cosi’ copiosa sono stati i 29 decreti legge approvati dal Governo fino a questo momento, i 23 Dpcm firmati dal Presidente del Consiglio e le 14 leggi approvate dal Parlamento. Anche le parti sociali sono state chiamate a redigere un protocollo generale in accordo con il Governo per tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. La firma e’ stata raggiunta il 14 marzo scorso. A seguito di questo provvedimento sono seguiti altre 11 linee guida che hanno interessato altrettanti comparti produttivi. La Cgia osserva che “nel nostro Paese da sempre c’e’ una grande propensione a emanare leggi. Si stima che in Italia vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000”.
La Cgia riconosce che “la gravita’ della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo importanti misure a tutela della salute, disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari e interventi a favorire del lavoro e delle imprese“; ma nota che che il boom di disposizioni ha creato “non pochi problemi interpretativi, soprattutto ai piccoli imprenditori che si stanno ancora districando tra un groviglio di disposizioni legislative, spesso in contraddizione tra loro e in costante cambiamento, perche’ in buona parte correlate alla ‘colorazione’ della propria Regione“. Secondo la Cgia, “la responsabilita’ di questa iper legiferazione e’ ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi“. La Cgia ritiene che si potrebbe allora “ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle piu’ datate, evitando cosi’ la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilita’, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre piu’ onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile” – AGI –