TERAMO – Mentre i cittadini sono alle prese con le difficoltà quotidiane causate dalla pandemia, continua l’assalto alla diligenza negli enti e partecipate pubbliche. Tutto questo gran proliferare di comunicati e levate di scudi a difesa della “imparzialità e terzietà” del collegio sindacale del Ruzzo sembra riconducibile a un unico comune denominatore: non disturbate il grande manovratore. Su una cosa mio malgrado devo dare ragione al consigliere Maurizio Salvi, o chi per lui: sembra di assistere ad un ritorno al passato, che non è quello della Russia degli anni 70, ma Medioevo ed al suo sistema feudale, con al comando il dominus e dietro lo stuolo dei vari vassalli, valvassori e valvassini, ognuno posto strategicamente a presiedere la sua porzione di feudo (leggi partecipate pubbliche). Molto ingenuamente nel primo comunicato avevo scritto che mi sarei aspettato che ai rilievi, squisitamente politici, posti a buon diritto dal primo cittadino del Comune capoluogo, seguisse una risposta da parte della presidenza del Ruzzo e non dei tecnici del neo collegio sindacale. Si prende atto, invece, che la risposta di un presidente è arrivata, ma di quello della Giulianova Patrimonio, di nomina politica. Che dire, secondo la vecchia concezione feudale, farà lo stesso.