SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ufficialmente “Coltivatore diretto” durante la settimana, si era inventato ristoratore di prodotti a “Km. Zero” nei weekend, organizzando cene ed eventi all’interno della propria abitazione, adibita, per le occasioni, ad un vero e proprio locale ristorativo. Era questa l’attività svolta da un agricoltore dell’entroterra sambenedettese che, ogni fine settimana, proponeva piatti e pietanze “certificati”, per lo più provenienti dalle proprie coltivazioni. Una “certificazione”, tuttavia, non rinvenuta in alcuno degli Uffici pubblici ai quali compete il rilascio delle autorizzazioni e delle licenze per la somministrazione di cibi e bevande, così come anche del tutto sconosciuta è risultata l’attività di ristorazione agli Uffici Finanziari, sui quali incombono gli oneri di controllo, scoperta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno. Un escamotage, quello adottato dal coltivatore-ristoratore, pregiudizievole verso gli altri operatori del settore che hanno deciso di rispettare le leggi, minandoli da una concorrenza sleale, capace di imporsi non solo per l’offerta di un servizio a prezzi concorrenziali, ma rivelatosi oltremodo pericoloso nel particolare periodo di emergenza sanitaria, essendo infatti sfuggito anche ai controlli sulla conforme osservanza delle prescrizioni dei diversi provvedimenti delle Autorità governative.
La circostanza è emersa dai consueti servizi di controllo economico del territorio, nel particolare periodo incisivamente intensificati per soddisfare le ulteriori prerogative di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, affiancati dalle canoniche attività di intelligence che, nel caso in rassegna, sono state sostanzialmente sostenute ed avvalorate anche dalle numerose pubblicizzazioni delle cene e degli eventi attuate tramite più social network.
E’ in una delle occasioni “mondane” organizzate dall’agricoltore-ristoratore, che le Fiamme Gialle hanno bussato alla porta dell’abitazione del ristoratore abusivo, il quale, verosimilmente convinto di accogliere dei clienti, si è trovato invece ad ospitare i militari della Compagnia di San Benedetto del Tronto per il controllo di circostanza, nel cui ambito è stata individuata anche una lavoratrice – naturalmente “in nero” – addetta alla cucina dell’abitazione, attrezzata in tutto e per tutto per le esigenze di una clientela non sicuramente ristretta al solo livello familiare.
Dalle prime risultanze delle indagini scaturite dal blitz serale, sono state delineate attività di ristorazione effettuate tutte all’interno dell’abitazione privata da circa 3 anni, per le quali si è proceduto a ricondurre a tassazione redditi non dichiarati al Fisco per circa 20.000 euro, ai quali si è aggiunta anche l’imputazione di I.V.A. per 2.500 euro e, quale “evasore totale”, le contestazioni relative alla mancanza delle scritture contabili obbligatorie, in un ambito di abusivismo commerciale che, a causa del mancato rispetto dei protocolli sanitari e d’igiene, ha trovato l’attivazione anche del Comune e dell’ASUR territorialmente competenti.