TERAMO – In questi giorni, soprattutto nel Comune di Teramo, fervono i lavori di riasfaltatura di strade urbane, e non. E con il procedere delle opere aumentano anche le proteste di chi vede le vie dove risiede, o che percorre abitualmente, non interessate dal rifacimento del manto stradale.

Di certo la manutenzione costante della rete stradale è necessaria, e spesso viene trascurata, vuoi per la cronica mancanza di fondi per i Comuni e le Province, vuoi per la vastistà del reticolo di strade che innerva il nostro territorio.

E se è sacrosanto richiedere che la viabilità urbana, e i collegamenti principali tra città, frazioni e centri di interesse, sia mantenuta sempre in ottime condizioni, è anche impensabile che, nelle attuali situazioni in cui versano gli Enti Locali, si possa prestare la stessa attenzione ad ogni strada, anche alla più remota.

Probabilmente quanto scriverò scandalizzerà molti, ma è arrivato il momento, per ogni ente, di individuare quali sono le strade che devono essere necessariamente pavimentate, e quali quelle che possono, anzi devono, essere riportate ad un fondo naturale, anche per favorire la permeabilità del suolo e mitigare gli impatti ambientali che l’asfalto provoca.

Si, perchè, l’asfalto, inquina, come e più dei mezzi a motore, essendo la causa, insieme all’usura delle gomme, di più del 50% delle polveri sottili presenti nell’aria che finisce nei nostri polmoni.

Questo emerge da numerosi studi, tra i quali una ricerca della Yale University, che evidenzia:
” Con veicoli sempre più pesanti, il totale di polveri sottili e inquinamento dalla superficie stradale, dai freni e dall’usura dei pneumatici è maggiore delle emissioni dai tubi di scappamento dei veicoli, ma non ci sono normative per controllare il fenomeno.”
In fase di produzione, inoltre, l’asfalto rilascia in atmosfera circa 27 kg di CO2 per ogni tonnellata prodotta, e, una volta posto in opera, trattiene il calore e contribuisce al fenomeno dell’isola di calore, ovvero all’aumento delle temperature nelle aree urbane.
Quindi, come materiale, seppure di facile posa e di poca (ma necessaria) manutenzione, risulta di forte impatto ambientale, e da tempo si cercano alternative altrettanto valide come prestazioni e durabilità.
Ma, al di là dell’utilizzo di materiali diversi, occorre capire dove è necessario pavimentare una strada, una piazza, un parcheggio, e dove, invece, si può fare altrimenti.
Non tutte le strade extraurbane devono essere necessariamente asfaltate. La Regione Toscana individua e tutela le strade “bianche”, come elementi fondamentali del paesaggio. In Abruzzo ogni strada comunale, anche la più remota, è stata asfaltata, ed ora le manutenzioni costano, e sono praticamente impossibili. Certo, anche le strade bianche vanno manutenute, ma i costi sono molto ridotti e, soprattutto, gli eventuali lavori di ripristino sono più veloci.
Quindi si potrebbe fare un piano della rete stradale extraurbana principale, da asfaltare, ed una rete secondaria in cui utilizzare materiali diversi, fino a lasciare il fondo completamente scoperto.
In ambito urbano, naturalmente, la situazione è diversa. Ma anche in città in molte strade possono essere utilizzati altri tipi di pavimentazione, e per le aree a parcheggio, e le piazze, possono essere utilizzate pavimentazioni permeabili, che permettano il deflusso delle acque e attenuino il calore estivo.
Gli esempi in tal senso non mancano, anche in Italia. Se si studiano attentamente gli spazi urbani ci si accorge che, spesso, aree coperte da asfalto possono essere riconvertite a verde urbano: spartitraffico, parcheggi, isole di traffico; inoltre le sezioni stradali possono essere ridotte (ne guadagnerebbe anche la sicurezza) e lo spazio residuo recuperato per alberature e camminamenti pedonali e/o ciclabili nel verde.
di Raffaele Di Marcello
In sintesi, asfalto si, se e dove serve, magari cercando materiali alternativi meno impattanti. Per il resto lasciamo respirare il nostro suolo. Ne guadagneremmo in salute e in meno soldi spesi per la manutenzione.