Il viaggio a Lione di Pietro da Morrone per la costituzione dell’Ordine dei Celestini
«Le tre rose od occhi, dal musaico del fronte, mi guardano con la limpidezza d’un giovenile pensiero.»
Sono le prime parole che Carlo Emilio Gadda usa per descrivere la facciata della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Quella facciata arricchita di pietre rosse e bianche ha un aspetto di freschezza infatti che non appesantisce l’occhio di chi guarda, col suo stile romanico rimaneggiato e poi riportato alle origini. Gli interventi ricostruttivi che la Basilica ha sopportato negli anni a seguito di terremoti e di rimaneggiamenti ci consegna un monumento sicuramente difforme da quello originale, qualcuno dice addirittura ridimensionato; quello che non è cambiato è il valore simbolico e soprattutto religioso di una struttura che Pietro da Morrone volle realizzare ispirato dall’apparizione della Vergine Maria proprio in quello stesso luogo, dove in origine sorgeva la Chiesetta di santa Maria dell’Assunzione. Oggi è considerata la massima espressione dell’architettura abruzzese e dichiarata monumento nazionale.
Il terreno necessario per gettare le basi della futura Basilica fu acquistato dai fratelli majellesi, più tardi Celestini, un ordine eremitico fondato da Pietro da Morrone all’interno di quello dei benedettini e a rischio di essere sciolto. Per salvare e dare sostanza giuridica al suo ordine l’Eremita, conosciuto in tutta Europa per la sua esistenza da asceta, e quindi degno di tutto rispetto in un tempo in cui la Chiesa non era spesso indifferente alle lusinghe del mondo, si recò in Francia da papa Gregorio X che era lì per il secondo concilio di Lione.
A piedi o a dorso di mulo, accompagnato da due confratelli: attraverso la via francigena giunse ai confini della nazione e l’attraversò per giungere fino a Lione dove Gregorio X lo accolse con molta riverenza e anzi lo invitò a dire la messa di fronte a numerosi vescovi e cardinali che si stupirono molto per il suo rifiutarsi di vestire paramenti ricamati per la funzione e preferire invece i suoi abiti poveri. Il 22 marzo 1274 papa Gregorio X, con la bolla “Religiosam Vitam Eligentibus”, istituì l’ordine monastico, poi chiamato dei Celestini, con sede presso il monastero di Santo Spirito della Maiella, secondo la Regola di San Benedetto.
Ottenuta la nomina di priore del nuovo ordine monastico, non più eremitico, Pietro da Morrone intraprese il viaggio di ritorno, passando per Como, Milano, Mantova; da Bologna attraversò la Garfagnana per raggiungere Lucca, Firenze, Pistoia. Lungo il tragitto visita ospedali, guarisce malati col solo segno della croce. Prelati e potenti gli fanno omaggio di doni cospicui per il suo ordine monastico. Probabilmente reca con sé anche donazioni ricevute in territorio francese: questo spiegherebbe la compagnia di guardie in divisa bianca che lo scortavano durante il tragitto per difendere lui e i due monaci del seguito da briganti e malintenzionati. In realtà erano monaci guerrieri dell’Ordine dei templari. Finalmente, dopo aver attraversato borghi come Siena, Viterbo e altri, giunsero all’Aquila: erano partiti nel novembre del 1273 dall’eremo di Sant’Onofrio in Sulmona, ed eccoli di ritorno nel mese di giugno del 1274, dopo aver percorso più di duemila chilometri. Fra Pietro da Morrone manda avanti i due confratelli ad annunciare il suo arrivo, sentendo il bisogno di restare solo a raccogliere le proprie idee. Lassù c’è un colle che già conosce, che invita alla riflessione. C’è un’icona della Madonna che sembra volergli parlare. Sembra rivolgergli una supplica importante. Fra Pietro da Morrone si immerge nella preghiera, e ad un tratto l’immagine della Vergine si anima, è proprio qui davanti a lui, immacolata e bella nel mezzo di una luce immensa che illumina tutto il prato di Collemaggio! Non merita dunque una cappella migliore la nostra Vergine? Si, si, esclama al cielo di stelle che lo sta guardando, la Santa Vergine Maria merita il monumento più grande che si possa edificare!
Ma quanto costa realizzare un monumento di tal fatta? Chi finanzierà i lavori? Il Centro Ricerche di Prato fornisce, anche se tra le righe, una spiegazione possibile: gli eremiti di Pietro non vivono solo di preghiere, ma sono molto attivi nel sociale, formano cooperative di poveri nullatenenti per creare attività come “mulini, ospizi, ricoveri…”, fiorisce una rete di monasteri che forniscono a pagamento ricovero e cibo ai viandanti, fiorisce la pastorizia, rinasce l’agricoltura: le fondamenta murarie dell’Aquila sono gettate in questo momento, quando i cento castelli feudali decisero di unirsi e reclamare la propria indipendenza! Pietro da Morrone è idolatrato dalla gente, molti possidenti fanno cospicue donazioni. Molti offrono la propria manodopera in modo del tutto gratuito. La Basilica viene edificata col trasporto e l’entusiasmo di tutti, non meraviglierebbe affatto se Sua Maestà Re Carlo II d’Angiò avesse contribuito anche di tasca propria: fatto sta che l’opera fu portata a compimento in meno di due lustri. Almeno per quanto riguarda la prima fase improntata tutta ad una architettura essenziale ed austera. Il 25 agosto 1288, a lavori inoltrati, con una solenne cerimonia presenziata da ben otto vescovi, veniva consacrata la Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Un finanziatore occulto era però rimasto nell’ombra, mentre allo stesso tempo ne seguiva i lavori molto da vicino.
Fine prima parte (continua)
di pasquale felix